vernissage
Jenny Saville
(setole di martora amare e terra di Siena bruciata...) rotolo perplesso giù dalla festa, fino al tuo loft, con le tasche piene di tartine. Mi fanno schifo i loft e i pittori con i loft, ma soprattutto le pittrici, misogino per disgrazia, come tutti i pittori, e poi fa tanto biografia postuma. (sabbiare la tela, olio di noci, essiccativo, pazienza...). Guardo te, dalla serratura del pomeriggio, tirare su 200 euro a botta e sbuffare farina, ma con grazia da voyeur di passaggio, e il mercenario da 200 battute in corpo udici, che l'assegno non lo guarda nemmeno, lo arrotola e tira su. Tira su il bianco, me, le mie tele, lo specchietto, il tuo vestito volgare, le voci degli ospiti, quella cazzo di musica lounge, il mojito, le brochure, i cataloghi d'arte e le tempeste alogene di polvere che profumano tutta la stanza di menta e carta satinata, il tuo loft, gli inviti in carta 300 grammi, la transavanguardia, un trans, un mecenate magnaccia, le recensioni, i tetti di Trastevere, i sigari, i respiri, e quel dolore sporco che lavo via con lo spritz. (la trementina, non è l'odore dell'arte...) Il dolore è come la puzza, non passa mai veramente, ti ci abitui, e alla fine ti sembra di non sentirlo più. Questo almeno finché non ti volti, e vedi tutti quelli intorno che si tappano il naso (merda d'artista).
(firma in basso a sinistra, come da contratto)
Roy Hobbs