diego è apparso a dio
"dai retta a tuo zio Gonzalo, che di calcio ne ha visto tanto, per fare un grande giocatore ci vogliono le leve corte, massimo un metro e settanta, settantacinque, hai visto Sivori?" nell' intervallo tra il primo e il secondo tempo della partita tra il Boca Junior e l'Independiente, nessuno si alzò per sgranchirsi le gambe, Alfredo non rimise l'orologio come faceva di continuo, Felipe non aprì nemmeno la carta marrone del panino con le patate, e io rimasi con le mani nelle tasche e un filo di terra bruciata agli angoli della bocca. Il ragazzino pareva che avesse un elastico attaccato al pallone, se ne stava nel cerchio di centrocampo nelle poche zolle d'erba rimaste a sfidare le leggi della fisica, a ridere della forza di gravità. Isacco Newton arrotola il biglietto comprato al bagarino del quartiere Palermo e mi dice all'orecchio: "potrebbe farlo con una mela?" "non lo so, ma l'ho visto fare di meglio, con un cedro libanese, e anche con un limone" allora si rimette seduto e scrive numeri che non capisco, scuotendo la testa a boccoli. Mio zio Gonzalo batte le mani a tempo mentre il ragazzino ferma il cuoio tra la coscia e il sedere, poi la lascia a mezz'aria e ci gira intorno con il piede sinistro, un piede scalzo, beninteso. La palla gli obbedisce, è questo il trucco. Probabilmente le parla, le promette un futuro da dietro i ricci color corvo, un giorno forse la sposerà. La notte ripassa il numero dieci disegnato a mano con un pennarello nero che puzza di acetone, e al mattino, sfatto di sonno, disegna porte col gesso sui muri del quartiere. Al fischio dell'arbitro ci rimettiamo seduti, e comincia a piovere, Felipe morde il panino e ingoia anche la carta, l'orologio di Alfredo si ferma, per sempre. per il prossimo miracolo, toccherà aspettare domenica.
"una sola domenica è troppo poca per due divinità"
ora il fatto è che Dio è un essere invidioso e collerico sapete, ed è pure ateo, a meno che non si parli di lui nello specifico. Ma i miracoli insomma, sono roba da trattare con le molle. La gente alla domenica in chiesa neanche ci va più, ogni preghiera, ogni mano giunta, ogni uomo in ginocchio, o donna con il rosario, ad ogni latidudine e continente, in ogni piazza assolata, prega per un nuovo miracolo della pelota, per una nuova parabola, per una traiettoria, iperbole, o rotazione, traslazione, effetto. Al cinquantesimo minuto della partita contro l'Inghilterra, nel campionato del mondo 1986, Dio presenta il conto a quel piccolo sgorbio. Gli dona il più brutto gol della storia. Un colpo di mano capite. Su uno spiovente dall'alto gli muove il braccio al cielo come una bambola woodoo. Tutto questo per ridere, ridere e smettere una volta per tutte di rodersi il fegato per uno sgorbio insolente che vola, senza piume né aureola, e che mette la gente in fila senza moltiplicare carpe e ciriole. Tutto questo per vendetta.
"papà, ma la terra è rotonda?" "certo" "ed è cucita a mano?" "sicuro, come è vero che è di cuoio"
Al sessantatreesimo minuto della partita contro l'Inghilterra, nel campionato del mondo 1986, vedo le sue rotule muoversi a scatti. La coscia corta si snerva come quelle dei cavalli sfiancate dai tafani, l'idea. Questo vuol dire essere una divinità, possedere. L'erba è sua, e i lacci degli scarpini, i pop corn, i pezzi di carta a neve dagli spalti, gli addetti ai tornelli, il satellite della mondovisione, i cronisti in sala stampa che sputano increduli sul microfono, i guardalinee, le auto nel parcheggio, lo stupore del mondo nelle bocche da pesce. E' tutto suo. Lui ondeggia, salta, serpeggia, curva, dribbla, disegna la traiettoria perfetta, la linea di Dio, la sua. Pablo Gutierrez posto 123 settore b tribuna nord sente distintamente nell'aria "Concierto para bandoneón, orquesta, cuerdas y percusión" di Astor Piazzolla e si mette a piangere. La moglie Annarita è convinta che abbia capito che lo vuole lasciare, e lo abbraccia, e ci ripensa, perché lui per lei non ha pianto mai, infatti. Mr. Shilton, portiere inglese (con le due parole non necessariamente in quest'ordine) rivede tutta la sua vita in 23 secondi, e poi non può fare a meno di pensarsi baronetto sulla copertina del Times. Ma 23 secondi sono sei battiti di ciglia, né un secondo di più, né uno di meno, giusto il tempo che serve per segnare la più bella rete della storia, quelli che bastano al fenomeno con la maglia numero dieci per arrivargli davanti, e scomparire. E riapparire dentro la porta. Tutto questo per ridere, perchè oggi, Dio, ha scoperto di non essere solo.
a Diego Armando Maradona
"una sola domenica è troppo poca per due divinità"
ora il fatto è che Dio è un essere invidioso e collerico sapete, ed è pure ateo, a meno che non si parli di lui nello specifico. Ma i miracoli insomma, sono roba da trattare con le molle. La gente alla domenica in chiesa neanche ci va più, ogni preghiera, ogni mano giunta, ogni uomo in ginocchio, o donna con il rosario, ad ogni latidudine e continente, in ogni piazza assolata, prega per un nuovo miracolo della pelota, per una nuova parabola, per una traiettoria, iperbole, o rotazione, traslazione, effetto. Al cinquantesimo minuto della partita contro l'Inghilterra, nel campionato del mondo 1986, Dio presenta il conto a quel piccolo sgorbio. Gli dona il più brutto gol della storia. Un colpo di mano capite. Su uno spiovente dall'alto gli muove il braccio al cielo come una bambola woodoo. Tutto questo per ridere, ridere e smettere una volta per tutte di rodersi il fegato per uno sgorbio insolente che vola, senza piume né aureola, e che mette la gente in fila senza moltiplicare carpe e ciriole. Tutto questo per vendetta.
"papà, ma la terra è rotonda?" "certo" "ed è cucita a mano?" "sicuro, come è vero che è di cuoio"
Al sessantatreesimo minuto della partita contro l'Inghilterra, nel campionato del mondo 1986, vedo le sue rotule muoversi a scatti. La coscia corta si snerva come quelle dei cavalli sfiancate dai tafani, l'idea. Questo vuol dire essere una divinità, possedere. L'erba è sua, e i lacci degli scarpini, i pop corn, i pezzi di carta a neve dagli spalti, gli addetti ai tornelli, il satellite della mondovisione, i cronisti in sala stampa che sputano increduli sul microfono, i guardalinee, le auto nel parcheggio, lo stupore del mondo nelle bocche da pesce. E' tutto suo. Lui ondeggia, salta, serpeggia, curva, dribbla, disegna la traiettoria perfetta, la linea di Dio, la sua. Pablo Gutierrez posto 123 settore b tribuna nord sente distintamente nell'aria "Concierto para bandoneón, orquesta, cuerdas y percusión" di Astor Piazzolla e si mette a piangere. La moglie Annarita è convinta che abbia capito che lo vuole lasciare, e lo abbraccia, e ci ripensa, perché lui per lei non ha pianto mai, infatti. Mr. Shilton, portiere inglese (con le due parole non necessariamente in quest'ordine) rivede tutta la sua vita in 23 secondi, e poi non può fare a meno di pensarsi baronetto sulla copertina del Times. Ma 23 secondi sono sei battiti di ciglia, né un secondo di più, né uno di meno, giusto il tempo che serve per segnare la più bella rete della storia, quelli che bastano al fenomeno con la maglia numero dieci per arrivargli davanti, e scomparire. E riapparire dentro la porta. Tutto questo per ridere, perchè oggi, Dio, ha scoperto di non essere solo.
a Diego Armando Maradona