giallo cuoio (un noir cucito a mano)
Brembani Adelmo classe 66 (terzo da sinistra in alto)
prologo "non era rigore"
“Zucchero? hai visto la partita ieri?” “due grazie, si” bevo un sorso “mi picchia, mi obbliga a fare cose disgustose, tu non sai...” sei li che parli con il Gregori, cercando di stabilire una volta per tutte, se il rigore di domenica fosse buono. “è cominciato fuori area, cristo...” E me la immagino, Eleonora, a quattro zampe, rigata di sangue, mentre il Nando si agita sopra di lei con la cinta dei pantaloni in mano, mimando una galoppata da ippodromo vestito da fantino, gli occhi spiritati, dietro la macchina del caffè che fa la radiocronaca della quarta corsa inframmezzata da qualche "brutta troia" e "sei la mia puledra" tutto sudato. “Ma mi ascolti cazzo? comunque non era rigore, ci hanno inculato la partita...” Gregori non è credibile, per lui non è mai rigore.
parte prima "Il Nando"
Adesso si chiama Bar sport, ma prima era il bar del Nando. Il nando era un uomo di poche parole, però sapeva fare il cappuccino. Il bar era il ritrovo di quelli come me, gente che si alza alle dieci e che mentre si fa la barba pensa “oggi cambio vita” poi si sciacqua le palle nel lavandino, e se ne è già dimenticata. Le occupazioni principali erano, la lettura dei quotidiani sportivi, tutti, per una informazione pluralista e non condizionata da schieramenti o ideologie. E la seconda era parlare di donne, anzi no, di sesso. In realtà, ora come allora si scopava gran poco. Il resto della giornata lo passavo a guardare Eleonora dietro la cassa. Eleonora era la moglie del Nando.
parte seconda "Eleonora"
Quindi, riassumendo: Il Nando, amava la moglie, la moglie non lo amava più, e io amavo la moglie del Nando che da dietro la cassa amava me, o così pareva. Il Nando una volta al mese faceva il giro dei fornitori e per quella mezza giornata Eleonora era solo per me, dietro il bancone. Eleonora il cappuccino lo faceva da schifo, però mi scopava nel retrobottega, seduta sul lavandino col rubinetto aperto per non farsi sentire dai clienti mentre diceva “Ale, Ale, ale, ale, ale” singhiozzando finché non veniva, e allora restava fissa sulla e finale con gli occhi rovesciati all'indietro e le labbra morse. Tra i barattoli di conserva e le mozzarelle avariate , dirsi ti amo aveva tutto un altro sapore. Amarsi tra le cose che scadono ti fa sentire eterno. “Non lo amo, te lo giuro, non lo amo...” Me lo sussurrava all'orecchio, oppure al telefono della cabina all'angolo, e me lo scriveva persino sui tovagliolini di carta che metteva sotto le tazzine dei caffè che bevevo.
parte terza "il piano"
“mi picchia, mi obbliga a fare cose disgustose, tu non sai..." pausa ad effetto "...mi fa schifo, se mi tocca ancora giuro che lo ammazzo, a meno che...” lo aveva detto così, tirandosi su la gonna, facendolo sembrare una cosa normale, tra i barattoli di sottaceti e la maionese gastronomica e con gli occhi rigorosamente lucidi. Ma un attimo dopo quell' "a meno che..." lei era una dark lady, Nando un morto che serve grappini, e io un testa di cazzo. “Vorrei comprare una pistola” pausa di riflessione “per andare a caccia” altra pausa. “ovviamente” rispose il tizio dell'emporio Morcelli. Avevo fatto 140 chilometri per dire sta stronzata, con i capelli tinti. Tanto per non dare nell'occhio passo la sera sotto casa del Nando guardando la finestra illuminata. Poi lei scosta le tendine e si mette una cicocca di capelli dietro l'orecchio. Io infilo la pistola nella tasca e faccio quello che devo fare. Lo stronzo.
epilogo "come fu che il calcio di rigore mi salvò la vita"
“Zucchero? hai visto la partita ieri?” “due grazie, si” bevo un sorso “ti aspetto domani sera, lui guarderà la partita, lobotomizzato ” sei li che parli con il Gregori, cercando di stabilire una volta per tutte, se il rigore di domenica fosse buono. “non l'ha toccato con la mano ti dico, cristo...” "lascerò la porta aperta, poi dirò che è entrato in casa un tizio armato e incappucciato con accento straniero..." da dietro la poltrona vedo chiaramente l'azione, è rigore. Il Nando si alza di scatto e grida "non è rigore!! cazzo, stracazzo, non è rigoreeeeee...." grida come un ossesso e diventa cianotico, poi si volta e mi vede piantato li, nelle mattonelle del suo salotto con la pistola che mi balla nella mano, ha ancora la "...eeeee" incastrata nel gozzo. Sbava da un lato come un alano, gli scoppia l'aorta e crepa sulla sua poltrona gialla con il cellophane sopra, e la lingua blu nel vuoto. Veramente, lo volevo ammazzare io. E invece lo fa fuori Il terzino Brembani Adelmo, classe 66, 13 goal in serie A. Rigorista infallibile. L'ha messa nel sette, imparabile. “Ma mi ascolti cazzo? comunque non era rigore, ci hanno inculato la partita...” Gregori non è credibile, per lui non è mai rigore.
“Zucchero? hai visto la partita ieri?” “due grazie, si” bevo un sorso “mi picchia, mi obbliga a fare cose disgustose, tu non sai...” sei li che parli con il Gregori, cercando di stabilire una volta per tutte, se il rigore di domenica fosse buono. “è cominciato fuori area, cristo...” E me la immagino, Eleonora, a quattro zampe, rigata di sangue, mentre il Nando si agita sopra di lei con la cinta dei pantaloni in mano, mimando una galoppata da ippodromo vestito da fantino, gli occhi spiritati, dietro la macchina del caffè che fa la radiocronaca della quarta corsa inframmezzata da qualche "brutta troia" e "sei la mia puledra" tutto sudato. “Ma mi ascolti cazzo? comunque non era rigore, ci hanno inculato la partita...” Gregori non è credibile, per lui non è mai rigore.
parte prima "Il Nando"
Adesso si chiama Bar sport, ma prima era il bar del Nando. Il nando era un uomo di poche parole, però sapeva fare il cappuccino. Il bar era il ritrovo di quelli come me, gente che si alza alle dieci e che mentre si fa la barba pensa “oggi cambio vita” poi si sciacqua le palle nel lavandino, e se ne è già dimenticata. Le occupazioni principali erano, la lettura dei quotidiani sportivi, tutti, per una informazione pluralista e non condizionata da schieramenti o ideologie. E la seconda era parlare di donne, anzi no, di sesso. In realtà, ora come allora si scopava gran poco. Il resto della giornata lo passavo a guardare Eleonora dietro la cassa. Eleonora era la moglie del Nando.
parte seconda "Eleonora"
Quindi, riassumendo: Il Nando, amava la moglie, la moglie non lo amava più, e io amavo la moglie del Nando che da dietro la cassa amava me, o così pareva. Il Nando una volta al mese faceva il giro dei fornitori e per quella mezza giornata Eleonora era solo per me, dietro il bancone. Eleonora il cappuccino lo faceva da schifo, però mi scopava nel retrobottega, seduta sul lavandino col rubinetto aperto per non farsi sentire dai clienti mentre diceva “Ale, Ale, ale, ale, ale” singhiozzando finché non veniva, e allora restava fissa sulla e finale con gli occhi rovesciati all'indietro e le labbra morse. Tra i barattoli di conserva e le mozzarelle avariate , dirsi ti amo aveva tutto un altro sapore. Amarsi tra le cose che scadono ti fa sentire eterno. “Non lo amo, te lo giuro, non lo amo...” Me lo sussurrava all'orecchio, oppure al telefono della cabina all'angolo, e me lo scriveva persino sui tovagliolini di carta che metteva sotto le tazzine dei caffè che bevevo.
parte terza "il piano"
“mi picchia, mi obbliga a fare cose disgustose, tu non sai..." pausa ad effetto "...mi fa schifo, se mi tocca ancora giuro che lo ammazzo, a meno che...” lo aveva detto così, tirandosi su la gonna, facendolo sembrare una cosa normale, tra i barattoli di sottaceti e la maionese gastronomica e con gli occhi rigorosamente lucidi. Ma un attimo dopo quell' "a meno che..." lei era una dark lady, Nando un morto che serve grappini, e io un testa di cazzo. “Vorrei comprare una pistola” pausa di riflessione “per andare a caccia” altra pausa. “ovviamente” rispose il tizio dell'emporio Morcelli. Avevo fatto 140 chilometri per dire sta stronzata, con i capelli tinti. Tanto per non dare nell'occhio passo la sera sotto casa del Nando guardando la finestra illuminata. Poi lei scosta le tendine e si mette una cicocca di capelli dietro l'orecchio. Io infilo la pistola nella tasca e faccio quello che devo fare. Lo stronzo.
epilogo "come fu che il calcio di rigore mi salvò la vita"
“Zucchero? hai visto la partita ieri?” “due grazie, si” bevo un sorso “ti aspetto domani sera, lui guarderà la partita, lobotomizzato ” sei li che parli con il Gregori, cercando di stabilire una volta per tutte, se il rigore di domenica fosse buono. “non l'ha toccato con la mano ti dico, cristo...” "lascerò la porta aperta, poi dirò che è entrato in casa un tizio armato e incappucciato con accento straniero..." da dietro la poltrona vedo chiaramente l'azione, è rigore. Il Nando si alza di scatto e grida "non è rigore!! cazzo, stracazzo, non è rigoreeeeee...." grida come un ossesso e diventa cianotico, poi si volta e mi vede piantato li, nelle mattonelle del suo salotto con la pistola che mi balla nella mano, ha ancora la "...eeeee" incastrata nel gozzo. Sbava da un lato come un alano, gli scoppia l'aorta e crepa sulla sua poltrona gialla con il cellophane sopra, e la lingua blu nel vuoto. Veramente, lo volevo ammazzare io. E invece lo fa fuori Il terzino Brembani Adelmo, classe 66, 13 goal in serie A. Rigorista infallibile. L'ha messa nel sette, imparabile. “Ma mi ascolti cazzo? comunque non era rigore, ci hanno inculato la partita...” Gregori non è credibile, per lui non è mai rigore.