Il caso Rorschach
“Da fastidio la luce?” “bene..” “qui sembra tutto a posto, l’occhio di suo figlio è sano Mr. Rorschach” “e allora come si spiegano le macchie dottore?” “Allora Hermann, Ripetimi esattamente cosa vedi..”
“mmmh, vedo anche che se ne vanno in giro senza il busto, farfalle porpora sopra la mia testa, un pipistrello nero fermo a mezz’aria, mi fissa e cosa assai strana, non parla. Perché i pipistrelli parlano vero?. Poi vedo graffiti di marmellata e sangue, una mano a sedici dita che conta tutti i numeri del mondo e una torre che buca le nuvole con un fischio, i denti della signorina Krueger stesi al sole, sorrisi di cui non mi fido. E un topo! Vedo un grande topo bianco che fa la danza del formaggio. Costole come tasti di un pianoforte, e vedo anche il culone della portinaia che canta e sbuffa in bemolle, e a volte, ma solo a volte, uno sguardo in maschera e il mondo da due buchi che pare quasi di poterlo toccare. Come quella volta che Vania s’è alzata la gonna e mi ha chiesto se ne avevo mai vista una, e di che? Domandai io prima di scappare con l’inguine stretto in mano e la faccia sporca di visciole. Ecco, una somiglia proprio a quella volta li. Poi vedo anche un pomeriggio d’estate sovraesposto e la polvere sopra lo sguardo di mio padre, ma il mio preferito è sanza dubbio il coleottero che ride di se…”
Al piccolo Hermann Rorschach, fu diagnosticata una Sindrome da creatività cronica. Se non curata la creatività si sarebbe ben presto trasformata in fantasia e la fantasia a sua volta avrebbe potuto generare un uomo libero. Benché allora si sapesse ancora ben poco della libertà e della fantasia, la medicina ufficiale trovò una formidabile cura praticando una piccola incisione nel lobo frontale, proprio sopra gli occhi. I genitori del piccolo Herman Rorschach, firmarono l’autorizzazione all’intervento, gratuito ed assolutamente indolore. Le “macchie”, scomparvero per sempre.
“mmmh, vedo anche che se ne vanno in giro senza il busto, farfalle porpora sopra la mia testa, un pipistrello nero fermo a mezz’aria, mi fissa e cosa assai strana, non parla. Perché i pipistrelli parlano vero?. Poi vedo graffiti di marmellata e sangue, una mano a sedici dita che conta tutti i numeri del mondo e una torre che buca le nuvole con un fischio, i denti della signorina Krueger stesi al sole, sorrisi di cui non mi fido. E un topo! Vedo un grande topo bianco che fa la danza del formaggio. Costole come tasti di un pianoforte, e vedo anche il culone della portinaia che canta e sbuffa in bemolle, e a volte, ma solo a volte, uno sguardo in maschera e il mondo da due buchi che pare quasi di poterlo toccare. Come quella volta che Vania s’è alzata la gonna e mi ha chiesto se ne avevo mai vista una, e di che? Domandai io prima di scappare con l’inguine stretto in mano e la faccia sporca di visciole. Ecco, una somiglia proprio a quella volta li. Poi vedo anche un pomeriggio d’estate sovraesposto e la polvere sopra lo sguardo di mio padre, ma il mio preferito è sanza dubbio il coleottero che ride di se…”
Al piccolo Hermann Rorschach, fu diagnosticata una Sindrome da creatività cronica. Se non curata la creatività si sarebbe ben presto trasformata in fantasia e la fantasia a sua volta avrebbe potuto generare un uomo libero. Benché allora si sapesse ancora ben poco della libertà e della fantasia, la medicina ufficiale trovò una formidabile cura praticando una piccola incisione nel lobo frontale, proprio sopra gli occhi. I genitori del piccolo Herman Rorschach, firmarono l’autorizzazione all’intervento, gratuito ed assolutamente indolore. Le “macchie”, scomparvero per sempre.