le avventure di sandrokan
- io della realtà me ne fotto - si disse radendosi quasi alla cieca poco prima che un giovedì qualunque lo fottesse. Mentre si reggeva le budella con le mani, si ricordò di suo padre e di come gli avesse insegnato a costruirsi una fionda con un sesso di legno verde. Si ricordò della testa del passero che gli ciondolava nel palmo della mano, degli occhi come teste di spillo. Senza volo - Io, se casca il mondo mi sposto, e tra me e quel mezzo passo sta la differenza, la differenza con voialtri, perché io so uccidere gli uccelli, sputare tabacco, e mettere le rane vive in un secchio di latta con i calzoni arrotolati alle ginocchia, con cuba appesa alla parete salvata dal tizio con la barba, l'uomo di mompracem che poi è la capitale dell'Argentina - si ricordò di come sapeva disporre soldati di plastica verde (insieme a un pastore zoppo avanzato dal presepe) su colline di terra da riporto, sussurrando con la voce del soldato Giòn: "madeintaiuàn" - io mica lo so, se ci vuole più coraggio a vivere che a punirsi con la solitudine, eppure conosco l'amore nel pugno, stretto intorno, finché non ti si fa il fiato corto e crepa in un fazzoletto - Si ricordò anche del grasso alla catena della bici, del primo basco, del nero sotto le unghie, delle molotov che non scoppiavano mai, perché il succo di pesca non è infiammabile - Io, non so morire in guerra, ma soprattutto non so vivere in pace. A trent'anni sono apparso prematuramente, in trionfo, tra due ali di folla estranea. Con il mio sciopero della fama passerò alla storia altrui, e otterrò 24 rate per un frullatore nuovo. Ma tu, ma tu, tesoro, mentre io faccio la rivoluzione, devi proprio andare a comprarti le scarpe?