silicosi
Joe Sorren "Cora"
”lo so cosa state pensando e probabilmente avete ragione, ma tutto questo sarebbe niente
se solamente voialtri mi aveste visto disegnare”
”lo so cosa state pensando e probabilmente avete ragione, ma tutto questo sarebbe niente
se solamente voialtri mi aveste visto disegnare”
“…lei fuma? fa bene. Una volta uno che conosco mi ha detto che ogni sigaretta è un ora in meno di vita. Mio padre fumava tabacco arrotolato dall’età di sette anni, trinciato fine, l’ho ucciso io che ne aveva 93. Lei capisce, mi fissava e poi guardava il respiratore e c’era anche un crocifisso che pendeva dalla parte sbagliata. Poi mi ha detto “non ce la faccio più” così l’ho baciato sulla fronte che sapeva di sale e ho staccato la spina. Mentre smetteva di respirare gli ho raccontato di quella volta, quando nel tufo umido e buio mi raccontava il sangue ed il mosto, con mani sagge e i gesti di sempre. Lei ha mai visto il vino bollire? Non credo, sono cose di ieri, come i passi dietro la porta e la spuma. Non mi sono mai fidato dei medici, ma soprattutto di Dio. Ha una sigaretta? Peccato. Sono stato io...”
Ora, vi parlo di moi (pron. muà). Essere surreali non è un dono sia chiaro, è stare tra un quarto d'ora e l'altro, tutto qua e niente di più. Un pomeriggio da squilibrista come questo vale più di qualsiasi altro scherzo, potete credermi. L'illusione di chi non vive sul filo è quella di avercelo l'equilibrio,o che basti allargare le braccia, e volare allora? Si lo so, la solita vecchia storia della roba tagliata male, ma credetemi quando vi dico una cosa, non mi buco per avere idee migliori, come pensa qualcuno, io mi buco per morire, che a vivere perdendo c'è uno strano gusto salmastro, e poi, la vittoria passa, la sconfitta resta. Olà, un altra indecente emostatica alba verde ramarro, sono o non sono il mio eroe? Schiantato dal peso, dal ridere e dallo stemperar matite, dal voltarsi indietro e dalla cervicale, dal burro e dallo sperma, per non parlare della grafite nelle narici da minatore. Di moi, so anche altre due o tre cosette che dico a voi (pron. vuà), che fisso e strofino la moka per ore, in mutande, senza che ne esca alcun che, che aiuto le vecchiette ad attraversare la manica, che ho un berretto da aviatore e un brevetto da incerto, che impaglio i pomeriggi d'estate con il vimini e la gomma lacca, che sono ateo fino al midollo perché se Dio esistesse, mi dovrebbe più di qualche spiegazione, compreso il dirmi dov'è finito il mio scopettino da cesso, che leggo ossessivamente sul frigo l'ultimo post it di Camilla che recita colmo di passione più o meno “1 kg di pane sciapo, lo sciacquone perde non tirare la catena, torno per cena, tua... (pron. sua)” e, cosa determinante, che piscio tenendomelo con la mano sinistra, perché la coerenza la vedi anche in un vespasiano, magari senza tavoletta che fa più fico. Orsù, tiriamo due somme dunque e se tanto mi da tanto, vado in pari e m'accontento, e il resto, mangia.
lo so, ai più parrà tutto incomprensibile ed ermetico, ma ve lo giuro, sarà tutto chiaro e semplice non appena avrete unito i puntini da 1 a 123 con una penna biro, e a stomaco pieno.