[bicloruro di mercurio]
Ovest, non troppo.
Quando mettemmo il primo piede sulla spiaggia avevamo stivali di cuoio e pochissima pelle addosso. Quaranta settimane di viaggio, razionare i viveri, alla fine mangiavamo solamente alici essiccate e acqua salmastra. Su quella riva, che con arroganza chiamammo terra, stavamo in piedi solamente stando spalla contro spalla, aggrappati ai fucili o alla bandiera, se c’era. Le gambe cedevano poco sotto le ginocchia scarne, per fame o per paura, fate voi.
Ci aspettavamo di trovare l’India, capite, per questo li chiamavamo indiani. Che poi, c’è un'India dove muori di fame e un’altra dove muori e basta, ma allora di tutto questo sapevamo poco o niente, le notizie arrivavano su carta forata, ma il marconista era crepato per lo scorbuto e quindi capirete da voi che l’interpretazione dei segni fece la differenza. La verità è che se nasci nel posto sbagliato, qualunque posto intendo, il resto, sono solo piccoli dettagli. Nomi, colore della pelle, religione, lingua, tutte cazzate, tutte.
Comunque regalammo fotografie, cioccolata e una robaccia scura da mandare giù stringendo i denti. In breve tempo persero Dio, diventarono cattivi e con il fegato pieno di buchi, come tutti gli alcolizzati. I bufali e il diesel fecero il resto. -Mira bene ragazzo. Diceva il guercio. E così brucavano e morivano, correndo a mucchi con gli occhi sgranati e persi, vicino ai binari della ferrovia e ai pozzi di petrolio abbandonati.
La notte invece, suonavamo chitarre elettriche e blues mentre le loro donne ballavano. Le donne sapevano di sudore e erba, le donne se le paghi bene ti dicono tutto quello che vuoi sentirti dire, in un tintinnio di denti d’oro, ciondoli d’osso e piume. Le donne sapevano muovere i fianchi, e casa era una culo sconosciuto e bianco, l’unica luna che vedi da qualunque parte del mondo, anche quella sbagliata.
L’illustrazione è di Andrew Wyeth .