giovedì, giugno 28, 2012

gusci













A mio zio piacevano le cozze. Negli anni settanta c'erano dei piccoli chioschi ai lati della strada, e ad agosto, andando verso lo stabilimento “Il Gabbiano” appena ne vedeva uno, fermava di colpo la fiat 1.100 e se le mangiava crude con il limone in mezzo ad un capannello di disperati già tutti con l'epatite, senza saperlo. Poi rientrava in macchina e con il sorriso dei bambini mi diceva: "Noi siamo come le cozze lo sai? Ci apriamo con le persone, e poi, resta solo il guscio vuoto. Hai portato il costume?" poi mi arruffava i capelli e ingranava la prima, verso il mare.

venerdì, giugno 22, 2012

un anno che non piove















E' un anno esatto che non leggo un libro, che non so di te, sai. E' un anno esatto che non mangio carta, e che non piove. E' un anno che è un anno, e sembra ieri che era ieri. E' un anno che ti trovo e non ti cerco, un anno che non benedico un pane che spezzo, che non moltiplico un pesce per tre, ed è un anno esatto che sono un povero cristo infatti. Vorrà pur dir qualcosa, Annina. E' un anno esatto che t'ho persa al supermarket, anche all'interfono t'hanno chiamata "Annina è attesa alla cassa sei, ripeto, Annina è attesa alla cassa sei" ed è un anno esatto che alla cassa sei non si vede nessuno, un anno e tre settimane, Annina, a dirla tutta. E tre settimane fa esatte ho smesso di contare. Me lo ricordo bene, perché  sono tre settimane che sto con la cassiera.

martedì, giugno 05, 2012

combine


è più veloce di me, più forte di me più arrabbiato di me, sa che vincerà. E se incasso fino a morire? Se non vado giù? Una costola è andata, le mani tremano. Ho già i soldi in tasca, è un sapore di sangue e metallo e ci danzo attorno come una volta. Mi sorride dalla prima fila, mentre palpa la bionda, io sputo nel rosso nel secchio ed ho perso il paradenti, da un pezzo. Vorrei già avere le mani nel ghiaccio, comprare una macchina e riuscire a radermi senza tagliarmi. Le mani tremano, troppo. Ho già i soldi in tasca. Comincia a stancarsi, ne vede due, forse tre. Non sento più niente, ti porto sulle spalle. Muoviti, evitalo, stancalo, hai di nuovo vent’anni e gambe da ballerino. Ghigna ancora tabacco da una nuvola grigia, mentre palpa la bionda. Ho già i soldi in tasca, devo solo chiudere gli occhi e dormire e ridere e piangere. Fa un rumore strano, cede, scricchiola, scivola a terra; come una mattanza. Quello col fiocco mi alza il braccio, non sento più niente, la voce di metallo cala dall’alto. Mi aspettano fuori.