venerdì, gennaio 25, 2008

l'albero della cuccagna



dondola, dondola, mentre la croce brucia, l’angelo dell’albero accanto ha un armatura di acciughe e indica il vento ridendo in un sacco di tela. Dondola, dondola, appeso ad un nodo, il cotone da quassù sembra neve, eppure c’è il vento di maggio e l'odore del tabacco sputato. Ridono, dentro i cappucci, e non credevo davvero che l’alba avesse i tuoi fianchi bianchi e l’ebano nei miei reni, le tue parole che non so. La corda dondola, il ramo cigola. Non sento più il carillon delle cicale amore mio, e non so ancora il tuo nome. Non voglio morire ora, mentre mi guardi i piedi, con la lingua nel vento.

mercoledì, gennaio 16, 2008

due fratelli


Dave McKean

Joker
io ci ho provato Bruce. Inevitabile. E' andato tutto storto. cerco un giorno perfetto, me ne basterebbe uno solo, uno senza cerone né giacca viola, senza cicalino, senza sorridere. Da un po di tempo mi succede una cosa strana, dopo averli ammazzati li guardo con tenerezza, come si guardano i figli. A qualcuno accarezzo i capelli. Mi ricordo del passero dalle zampe di stecco, ogni dito una carezza, abbassava la testa nel nero degli occhi di spillo, io poi, ho stretto. E tu, Bruce, tu che ne sai della paura del buio? Il venditore di liquori mi guarda e mi riconosce. Si, sono io, con i guanti bianchi e l'acido solforico nel girasole all'occhiello. La pistola con la canna da un metro fa sempre il suo porco effetto, il nano vestito da clown e la donna storpia alle mie spalle fanno il resto. E' finito tutto Bruce, sono un Buffalo Bill al circo delle pulci, una santa reliquia sconsacrata, una tagliola nella soffitta. Dove siete finiti tutti quanti. Sono l'unico che si ricorda di te. Mi dice che in cassa ci sono solo 70 dollari, la mia smorfia funziona ancora, gli mostro il dopo con un sorriso: la carta senza segni, un impiccato, una gola senza voce, un grammofono in mezzo al fango, sua madre in un manicomio, suo padre che lo cerca, il suo respiro sotto il letto. si mette in ginocchio adesso, e si piscia addosso come un bambino in mezzo alle bottiglie di bourbon e alle riviste porno macchiate nel mezzo, e tira fuori 5 dollari dal suo portafogli, il prezzo della pietà. Lo senti Bruce? questo è il buio, un segaiolo alcolizzato con una pistola da circo incastrata in mezzo ai denti, un morto che prega, un uccello con le zampe di stecco. Il buio costa settanta cinque dollari, e io ti aspetto, Bruce.


Alex Ross

batman

Io ci ho provato. Dovrò far visità al tizio della sartoria. La calzamaglia è troppo stretta, o forse sono io. E' finito tutto jack, è cinema muto, stare appeso alla scala anti incendio per ore. Aspettare. Mi fanno male le braccia e la schiena, faccio rumori di ferro, come i relitti, ho il sapore del sangue nella bocca, piove. Abbiamo avuto il nostro momento Jack, abbiamo giocato alla vita e la morte per tutto il tempo che ricordo. I ragazzini ad halloween indossano costumi migliori, e nessuno ha più paura di un uomo vestito da topo, ne di me, che bambino non sono stato mai. Il tizio del negozio di liquori si sta masturbando nel retrobottega dentro l'ultimo numero di "Busty Bitch" e non sa che sta per morire. Ti vedo da qui, fai la tua entrata da avanspettacolo, digrigni il tuo avorio per il terrore, la tua giacca sembra nuova. Cristo, Siamo stati leggende jack, nessuno dovrebbe finire in questo modo, meritavamo i titoli di coda e un uscita di scena. Sono l'unico che si ricorda di te. Ti sento ridere, come solo tu sai. Entro dal retro, l'interfono suona "Mr. sandman". Qualcuno prega, la donna storpia ti gracchia "ammazzalo jack", il nano vestito da clown sfoglia "Freak" e si eccita. Tu, mi senti e ti volti. Sei coperto di cerone e di sangue, e ridi con in un pugno una banconota da 5 dollari. Ho il fiato corto, tipico dell'ultimo atto. Io sono il buio. Eccomi Jack.


domenica, gennaio 06, 2008

una ballata


Andrew Wyeth

te, ora, con addosso quel grembiule sembri una danza macabra. Le spezie respirano tutta l'aria che c'è, nel giorno delle crocchie, dei pareri non richiesti, delle risposte di circostanza, e, purtroppo, di quelle è sempre buona la prima. Però adesso mi spieghi come si fa un sufflè, con la voce di chi ha aspirato ad altro, nei polmoni e in un altra vita. Spiamo dal vetro del forno, e la cavia li, sotto una luce arancione non si sgonfia, respira appena. Il moccioso con un calzino calato avrebbe chiesto "dorme nonna?". Nel suo inglese bastardo lo zio d'america tradisce tutto lo stupore e la sorpresa di chi non capisce perché nelle frittelle al timo non ci va la mollica di pane, e alza il naso davanti ai fornelli come i cani fuori dalle osterie. Ha un vestito cachi, e le scarpe di glassa. Lui ha fatto i soldi da qualche parte, una miniera mi pare, una cava di zecchini bagnati nel mercurio dalle parti di Camberra, poi è tornato, e ora parla come il tizio arruffato delle comiche. Anche Matilda parla, o crede di farlo, e i denti gli suonano come nacchere, nessuno la sente in vero, ma qualcuno batte il piede a tempo, qualcun altro sussurra olè. Allora si ricorda di quando a vent'anni teneva un fiore di rame tra i denti e una mano le reggeva la schiena. Il tuo Ragù cuoce per giorni, e ha fatto perdere il senno a gente che girava con la bussola in tasca, e oggi, non sa più cos'è il nord. Nascondi le tue domande dietro la tazza della noce moscata, e poi le impasti nel lievito, io non me ne accorgo nemmeno e ti dico esattamente quello che vuoi sapere. La ricotta ed il pepe rosa fanno il resto, proprio come allora. La cucina aveva due entrate, o due uscite, se preferite andar via mentre gli altri brindano. Ora, guardando il giardino sul retro tossisco tutto quello che mi resta in un fazzoletto senza iniziali, e vorrei spiegarti di spalle, come ha fatto il sole a mangiarsi le gambe del cavallo, o anche che ad essere morti prima dei 40 ci vuole più fantasia che coraggio. Mancano gli ingredienti però, ed io, non so come dirti che non so cucinare.