gusci
A mio zio piacevano le cozze. Negli anni settanta c'erano dei piccoli chioschi ai lati della strada, e ad agosto, andando verso lo stabilimento “Il Gabbiano” appena ne vedeva uno, fermava di colpo la fiat 1.100 e se le mangiava crude con il limone in mezzo ad un capannello di disperati già tutti con l'epatite, senza saperlo. Poi rientrava in macchina e con il sorriso dei bambini mi diceva: "Noi siamo come le cozze lo sai? Ci apriamo con le persone, e poi, resta solo il guscio vuoto. Hai portato il costume?" poi mi arruffava i capelli e ingranava la prima, verso il mare.
7 Comments:
dall'epatite all'empatite... :)
dici che ci si succhiano?
no non resta mai solo il guscio vuoto
elena: il passaggio è breve... :)
amanda: a volte...
a volte, oltre che svuotati pure spezzati in due!
mi hai fatto tornare in mente quando da piccola, seduta su una sedia impagliata in un cortile bianchissimo di Sottomarina, aiutavo mia madre a pulire bacinelle di cozze.
ricordo che insieme a lei c'erano altre donne, ridacchiavano e sottovoce facevano battute maliziose sulla forma del mollusco.
credo che, se ci fosse stato anche solo un uomo presente, non si sarebbero mai permesse.
Un bacio
Adoro immergermi in queste atmosfere del passato...
ed è così spontaneo, elegante e genuino il modo in cui sei riuscito a descrivere uno spaccato di vita che non c'è più...
Riguardo all'aprirsi a volte può capitare quel che dici... che ci si senta svuotati e forse anche un po' feriti, però credo che si debba sempre cercare di concedere e concedersi delle possibilità, altrimenti rimarremmo poi incastrati, vittime dei perché, come, forse, e se??
un racconto che sa di buono... :)
in poche righe c'è un concentrato di sensazioni, emozioni e immagini, mi piace però soffermarmi particolarmente su quel gesto... "mi arruffava i capelli..." che mi strappa un sorriso e rende l'animo leggero
un abbraccio e un caro saluto
non scrivo niente..
will
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