venerdì, gennaio 13, 2012

piccoli omicidi


Edward Hopper

1 [conserva]

L'odore di conserva si sente a quattro chilometri di distanza. l'odore d conserva fa impazzire, dolciastro, tiepido. E mi fa sentire appiccicoso, no anzi, appiccicato. La città è una conca di sguardi noti. Un ufficio postale, un benzinaio, un’edicola, un forno. Uno di tutto. Mentre faccio colazione nell’unica caffetteria vedo le nuvole rosse della conserva all'orizzonte, tramonti di pummarola hawaiiana. Sentirsi uno gnocco alla sorrentina, di prima mattina soprattutto se non è giovedì, può far girare i coglioni, per non parlare delle crisi di identità. L'odore di conserva mi fa venire voglia di vomitare, e di ammazzare qualcuno, a volte. Anche il rumore dei barattoli vuoti sul nastro trasportatore può far venire voglia di ammazzare, diciamolo. Quindi te non c’entri un accidente, volevo che tu lo sapessi, hai avuto solo la sventura di chiedermi il ketchup dal tavolo a fianco nella pausa pranzo.

2 [uomini che odiano le nonne]

La casa di mia nonna ha due bagni, e io una sola vescica. E uno, la troia, lo tiene chiuso a chiave “che sennò si sporca”. L’ho ammazzata oggi, sissignore, ammazzata. Le ho nascosto la dentiera nel microonde e poi le ho cacciato un crostino di fegato in bocca. Non sopportavo più che mi sorridesse da un bicchiere la sera. Ho comprato anche un piccone, sissignore. Così butterò giù queste quattro mura, e poi ci piscerò sopra. Non avremo di certo pareggiato i conti, ma vuoi mettere la soddisfazione. Il fatto è che i vecchi puzzano. I vecchi vogliono sempre il posto sull’auto, si fingono mutilati o invalidi e sbuffano come focene spiaggiate. I vecchi si pisciano addosso, sissignore. I vecchi sanno fare solo la frittata con le patate e coprono i divani e le sedie con il cellophane. A volte mia nonna copriva anche me, per proteggermi dalla polvere, diceva lei. Per proteggermi insomma. Adesso almeno, mi godo il divano.

3 [polaroid]

“Ecco, qui sei tu che guardi di lato, fuori dalla finestra poco prima di ordinarmi il caffè. Ti sei tagliata un poco i capelli stamattina, me ne sono accorto subito. Si vde anche in questa, te l’ho scatta fuori dalla scuola. Ma io noto tutto, ogni minimo dettaglio. Qui per esempio è mentre bevi il caffè, hai una ciocca dietro l’orecchio vedi? Per questo fotografo tutto io, per i dettagli. Questa è un po’ sovraesposta ma mi piace lo stesso, guarda, mi fai un cenno con la mano, e riconosco il tuo anello, non lo hai ancora tolto malgrado lui sia sparito già da sei mesi. Qui mi chiedi la fetta di torta, e io so già che ti piace la torta di mele, per questo sorridi nel vedermela già tra le mani. E’ la prima volta che mi sorridi, qui mi cade il tovagliolo dal braccio. Questa è in bianco e nero, è quando mi dici “Grazie Robert” e io smetto di sorriderti, peccato. Questa è quando ti alzi e vai in bagno e nemmeno mi saluti. Questa è quando ti seguo. Ah, poi c’è questa, qui è dove mi chiedi “perché?” e io ti rispondo “Dovresti saperlo bene, è scritto sulla mia targhetta il perché. Perché il mio nome è Thomas, mi chiamo Thomas, cazzo”. Questa è “dopo” tesoro. Avete tutte lo stesso sguardo, dopo. Niente più paura, via i rimorsi i rimpianti, il dolore. Via la superbia e niente più ricordi. Tornate pulite, come prima di nascere. Peccato tu non possa vederla.