mercoledì, settembre 23, 2009

uést (gessi geims)



post in lingua originale

e alla fine si decise che il caballo lo dovevo sparare io. Una volta azzoppati - si disse mentre lisciamoci i baffi - il cavallo v'ha morto, anzi ha muerto, come diceva il Sances (pron. sanchez). Allorché, trassi medesimo dalla fondina la colt impolverata di cavalleria e giubba rossa, e pressi il grilletto nel vetro nero dello sfiancato animale. lo snervo cessò, e la mosca dalla sua coscia venne a rompere lo cazzo sul mio naso. Ora, portare il bestiame furtato fino alla California diventava un problema. Quattro uomini dediti al criminale e alla scabbia, con tre ronzini soltanto. Così, Ci sfidassimo a duello, anzi a un quadrello, nel cimitero di El Paso (pron. el paso), anche se a me veritatamente, sembrava Viterbo, vicino alla tomba di Arc Stenton (pron. arch stanton). Ma io fossi orbo da un occhio, e per questo mi chiamassero "il monco" (pron. il monco), e quindi non farei testo. Moreno Vastalla detto Er Vaccaro aspettatte che la musica di Morricone si abbassatte di volume dal voxson furtato della sua Ford Capri, e intonasse col suo canne mozze "quando l'uomo con il fucile incontra uno con la pistola, l'uomo con la pistola è un uomo mort......" e io gli perforassi la fronte con un piombo. Sances e Proietti rimanettero di sanpietrino. Ero di fatto la pistolata più veloce del uést (pron. west) e dell'etruria tutta. Ripartissimo alla volta di orte, più vicina della california, e piena zeppa di ricettatori, tra l'altro.

Il Messicano avette l'alito di un morto. Questo non gli impeditte di possedere un cospicuoso numero di bagasce. La più bella fosse Barbara, che noi per comoditezza chiameremio Barba, anche perchè nel vecio uèst, le fimmine non fossero avvezze allo uso del depilatorio. Mangiassimo carne di mucca essiccata e bevemmo rum (pron. rhum) intorno al fuoco, e il Messicano fece un buon prezzo per le vacche rubate e senza targa. "avete cancellato il numero di serie?" "non dubitasse, con le mie stesse mano" "entro dimano, saranno a pezzi in tutto il uèst" Barba prese a farmi piedino sotto il tavolame, un piedino nero di polvere, drento scarpine rosa. "allora, facciamo cinquemilo pesetas?" "al cambio quanto farette?" "molto" "affare fatto". Proietti e Sances si serrareno in due stanze sopra il salun (pron. saloon) con Morena e Pablo, ubriachi fradici di Uischi (pron. whiskey) e Sambuca Molinari. Io mi accampatti in una piccola radura vicinante al caballo e di guardia al vaccame, con la capoccia sulla sella a rimirar le stelle dell'ovest stavetti.

Barba, si infilatte sotto la coperta del mio giaciglio medesimo mentre contassi la pecora numero sessanta. Profumasse Barba, di lavanda e capretto del sud. Movette le mani con grande espertismo, fino al nodo della questione. "è vero allora quello che si dice di voi cau boi (pron. cowboy)" " e che si dice?" " che avrette lo aggeggio come la canna di un fucile" "ah, si, l'ho sentito anche io, ma ora smettetela di allisciare il mio uincester (pron. winchester) che ci ho da fare la guardia" la pelle morbida e le cosce spinose facettero il resto. "allora è verità quello che si ascolta su voi bagasce" "ovvero?" "che non portate la mutanda" "e a che serveno?" risò. Mentre ansimavo come un coiote (pron. coyote), mi sbavasse nell'orecchio cotante parole "avessimo ancora tutta la notte per fuggiascare con i soldi e il vaccame, saremio ricchi, il confino è a cinquanta miglia, se passassero la marana, è fatta". Ai tre rintocchi del campanilismo, ero già un traditore fuggiasco, con tre pistoleros ai calgagni, e una bagascia con mandria al seguito.

Era ormai l'albeggio, e il confine fosse ad un passo, il suono della marana lo confermitava. Scendemio dai caballos per l'abbeveraggio dei poveri besti. Barba mi fissava innamorante e dicette "ormai è fatta Gessi (pron. jessie)". la voce del Messicano tuonizzò da dietro la rupe della morte, e in quel momento medesimo, capacitassi me di due cose distinte. La primera, che Barba portava sfiga, la secondera, che ora fossero cazzi. "Geims! (pron. james), nessuno fregatte il Messicano, non nella provincia di Viterbo " Proietti e Sances ridevano armati fino ai denti gialli. Io rumorai con gli speroni, al messicano colasse sudore dalla fronte e tirasse fuori il carillon con il "valzer del moscerino" e caricattelo a molla. "Quando la musica finitte, sparassimo" al quintesimo ullallà, pressi il grilletto, il petto del messicano si fecesse rosso vivo, Sances sparò a Proietti in mezzo alle palle e io piombai Sances come una quaglia ripiena nello mezzo secondo che avanzatte. E professsai il verbo "quando un uomo con la pistola, incontra tre uomini più lenti, i tre uomini lenti sono morti" Scendesse un silenzio tombale, e Mi perplessi nel caldo vento dell'alba "cos'hai gessi?" "niente pupa, non mi tornassero i conti" e in effetivamentità, i colpi sparorti fossero quattro, e i moribondi tre. Lo stibalos si fecero pesanti, li speroni rotellarono al vento, e cadetti in ginocchioni sputando salsa di pummarola del uèst. Avetti un buco in mezzo al petto, appena di fianco al medaglio di Santa Crus (pron. santa cruz), proprio sulla scritta della canotta "Mobilificio Fratelli Crapanzano, CZ". allo zoccolare del caballo guardai Barba montare vaccame e dinaro sulla chiatta e passare il confine nella marana. Voletti chiedere "perché," ma i cau boi non dimandeno, e poi Barba, comunque dicette con l'eco "quando un uomo con il fucile incontra una donna senza mutanda, l'uomo con il fucile è un uomo morto".

mercoledì, settembre 02, 2009

l'innocenza ad agosto (miramare)


Jack Vettriano

“Quando lui cominciò a stringere, lei pensò che scherzasse,forse perché aveva un leggero sorriso negli occhi. I suoi invece, li sentiva schizzare fuori dalle orbite, e per un po scalciò inutilmente nel vuoto. Il bambino con i capelli biondi Infilò la piccola palla di carta nella sua bocca, e la spinse fino alla gola con un dito. Poi, Lentamente, le sputò addosso lasciando cadere piano la saliva, per essere sicuro di prenderla”

era quasi mezzogiorno. Il sale si era mangiato le cabine bianche, le sdraio, i pontili e persino Alceste il bagnino sul pedalò "La Folgore". Lo stabilimento Miramare pareva un luna park abbandonato. Sotto una tettoia l’appuntato De Simone cercava un po di ombra e sbirciava tra le sdraio. "De Simone, che fai guardi?” ”A commissà so dù ore che aspetto, almeno me distraggo” “Dov’è?” Si avviarono tra le dune basse, verso il depuratore . Intorno al nastro bianco e rosso che transennava l’ingresso della condotta di scarico, pochi avvoltoi commentavano a bassa voce, l’orrore e l’eccitazione mettono fame.Tozzi si abbassò per passare sotto il nastro.

Al dottor Nicastro, medico legale, si era incollato il riporto alla fronte, una frenata nera in mezzo alle lentiggini e al sudore. "Allora?” Martina Pietrasanti aveva dodici anni, aveva il costume abbassato sulle cosce e sembrava fare il morto a galla.Tozzi si avvicinò bagnandosi l'orlo dei pantaloni, e bestemmiò. Era sdraiata sulla schiena gli occhi fissi al cielo e la lingua blu fuori dalla bocca aperta in una smorfia oscena. Al collo, un cappio fatto con un filo di ginestra aveva lasciato dei segni profondi e rossi, ed il viso, cosparso di capillari,sembrava appartenere ad un altro corpo. Tra i capelli bagnati che ondeggiavano in una pozza dietro la nuca, Tozzi, vide nascosto un piccolo granchio rosso. Per un breve istante Martina, le parve una bambola trà i rifiuti. E bestemmiò di nuovo.

Non era stata violentata, così diceva il rapporto di Nicastro. La cosa non lo avrebbe consolato. Mangiò controvoglia sotto la tettoia di canne del bar "Melampo". Dal mare arrivava un vento caldo e umido che lo faceva sentire bagnato e che si portava appresso pezzi di voci, urla di giochi di bambini, pensieri impossibili da ricomporre. La sabbia graffiava sotto le scarpe, in lontananza un piccolo aereo trascinava uno striscione pubblicitario che recitava "prova a prendermi". Tozzi giocherellò per un poco con un cane senza una zampa, poi, si asciugò il collo, prese fiato e si diresse verso le cabine e le sdraio.

De Simone lo aveva scortato per tutta la mattina offrendosi di tenergli la giacca :"De Simò, è inutile che fai er ruffiano,Tanto la promozione non te la faccio avere lo stesso.." e nessun testimone, tranne un tizio di Torvajanica detto "Er Lambrusco" che sosteneva che Martina l'avessero ammazzata gli alieni, parola sua. Paolo Vanni era il bagnino dello stabilimento, con la fedina penale non proprio di bucato. Tozzi indicò la maglietta “Che vuol dire Baywatch?”Come il telefilm dottò sa, quello americano dove c'è quello che core da nà parte all’altra a sarvà tutti? Ma io nun ho mai sarvato nessuno, manco quella poveretta” Aveva trovato lui Martina e mentre parlava gli si fecero gli occhi rossi. si era torturato l’orecchino e rispondeva mordendosi le labbra nascosto dietro i tatuaggi, uno, il più curioso, era un pappagallo rosso. Il pappagallo guardò Tozzi e col becco disse "non parlo". "Cosa abbiamo su stò Vanni?” dal blocchetto di carta zuppo di sudore e inchiostro stinto De Simone intonò “Fino a diciott’anni niente, poi qualche furtarello, e un po di ricettazione per Quello della Magliana,come si chiama..” “Proietti..” “Ah giusto! Proietti, poi è stato dentro per sei mesi e adesso fa il bagn..." "basta De Simò, questo non c'entra un cazzo.."

"Povera creatura. Matteo, Il figlio dei Maldonado le stava sempre dietro, sa, quello ritardato. Una volta s'é l'è trovato pure in cabina. Insomma noi siamo persone aperte, ma forse dovrebbero tenerlo chiuso in qualche istituto non trova?" La statua di Botero intrappolata in un costume rosso era la contessa De Michelis. Tozzi, sentiva odore di olio di cocco e mortadella, e provò un leggero senso di nausea. il seno enorme le ballava appena sotto il mento, e per un breve istante smise di ascoltarla, guardò il Conte Augusto Carlo De Michelis chiuso dentro una sdraio, e lo vide naufragare solo in quel mare di carne e abbronzante, senza ciambella. Il figlio più grande della contessa De MIchelis, lo fissava girando la chiave di uno scimmiotto che sbatte i piatti, poco più in la, un bambino in un passeggino allungava inutilente le braccia per riaverlo. La peluria sopra il labbro imperlato di sudore della contessa non tratteneva il vuoto che aveva dentro "..non è bello venire qui e trovarsi davanti quel ragazzo che sbava da un lato, non si capisce nemmeno quello che dice, pensi che la scorsa estate ha tentato di strozzare il mio Pierfrancesco. vero Pier? Pier?" Il figlio della De Michelis insieme ad altri bambini ora, guardava morire una medusa in un secchiello, ridendo. "...dovrebbe stare con quelli come lui, e lo dico per il suo bene ". lo scimmiotto cadde di lato raccogliendo un pugno di sabbia tra i piatti, poi nell'ultimo scatto, crepò.

Matteo Maldonado aveva gli occhi dolci. Era affetto dalla sindrome di Down. Aveva 13 anni e teneva in mano un quaderno ad anelli e una matita legata con lo spago. Il quaderno era pieno di pagine croccanti, disegni e scritte che il più delle volte lasciavano il segno nella pagina seguente, e in quella dopo ancora. Tozzi le sfogliò tutte, c'erano bei disegni, pappagalli e uccelli pieni di piume. In uno, colorato di rosso, lui e martina si tenevano per mano. Al centro, una pagina era strappata. La madre lo pettinava di continuo, sistemando una riga ideale tra i capelli. "I bambini sanno essere molto crudeli, fanno scherzi atroci. Gli hanno ucciso il pappagallo spezzandogli il collo. Lo scorso anno è rimasto chiuso per ore nella rimessa delle barche, avevamo chiamato persino i Carabinieri. Qui nessuno ha mai accettato Matteo, tranne Martina".

"magni quarcosa dottò, questa è robba bbona. ce so pure i pommidori col riso, diglielo Inese al commissario che so freschi i pommidori" "so freschi" "no grazie, sono in servizio, molto gentile comunque" "allora un goccio de vino dottò, lo fa mio suocero che ci ha un po de tera a Montecompatri, robba fresca commissà, niente medicinali e zozzerie. Dice er Brunello de Montarcino, ma che voi mette? assaggi dottò, Inese offri un bicchiere de vino al commissario e dijelo quanto è bbono er vinello nostro" "è bbono" "no, sono astemio, grazie, solo qualche domanda..." Ettore Magni, aveva una macelleria a via Castrovillari, un precedente per stupro. Poi la famiglia della vittima, una ragazzina di 12 anni che lo chiamava amorevolmente zio, aveva ritirato la denuncia. Qualcuno diceva che avesse comprato il silenzio a colpi di bistecche e con una mercedes nuova di zecca. Il gestore del bar lo aveva visto offrire un gelato a Martina verso le undici. Comunque, all'ora del decesso era con tutta la famiglia da "Augusto er Bujaccaro" a ingozzarsi di teste di pesce e mazzancolle. Augusto er Bujaccaro confermò. "amen" disse Tozzi, e bestemmiò.

Alle cinque Nicastro aveva chiamato dal laboratorio, Martina aveva una palla di carta nella gola. Era un disegno a matita rossa su una pagina di quaderno strappata. C'erano due bambini che volavano sopra i tetti di una città tenendosi per mano. Una calligrafia incerta diceva "i pappagalli si amano per sempre". Matteo aveva balbettato appena, e poi pianto negli occhi obliqui. A Tozzi disse che lui un giorno l'avrebbe sposata, che l'aveva vista li in mezzo alla condotta di scarico, che l'aveva chiamata, accarezzata a lungo, sperando che si svegliasse, poi, era scappato fino al faro delle saline. Sul corpo di martina furono trovate le sue impronte, la sua saliva. E la calligrafia incerta delle pagine in rosso, non inciampò. Era di Matteo. Quando vennero a prenderelo, gli avvoltoi da sopra i fili dell'alta tensione ripresero a bisbigliare di fame. Sarebbe andato a finire la vacanza in una colonia estiva, gli disse la madre sistemandogli ancora la riga dei capelli. Fu l'ultima bugia salata che gli toccò sentire quella estate.

"La lucertola cominciò a rotolare su se stessa nella sabbia come un serpente impazzito, il cappio di ginestra che gli stringeva il collo le faceva aprire e chiudere la bocca a scatti,sembrava uno di quei pupazzi a molla quando la carica stà per finire, il bambino coi capelli biondi rise, pensò al suo scimmiotto che sbatteva i piatti. Poi la guardò ancora un poco, finchè non ebbe finito di muoversi, una bambina con le trecce rosse piangeva, gli altri disposti in cerchio ridacchiavano nervosi. Lentamente, sputò sulla lucertola lasciando cadere piano la saliva, per essere sicuro di prenderla. Poi si voltarono e corsero verso la spiaggia."