giovedì, agosto 28, 2008

chi ha incastrato Simon de Ruta?


Andrea Pazienza

“gli uomini non vanno presi per la gola, ma per l'uccello” (anonima pornostar)

Salerno Reggio Calabria
era proprio vero signor giudice, me ne accorsi alle 17:05 di un agosto da cani, sulla Salerno Reggio Calabria, quando al mio fianco, al posto dell'amata Camilla, mi ritrovo tale Simona, o come cazzo si chiamava. Ella, la femmina, era la ragassa di Matteo Riganò, l'amico che doveva ospitare il me medesimo per qualche giorno in quel di Massa Scialea, giacchè I genitori erano appena stirati e il giovine si ritrovava tra capo e collo una casa con vista sul mare. Probabilmente Michaela, o come si chiamava lei, la amavo già dalla sosta all'autogrill di Castel Gorgone, deliziato mentre cercava di fregare i soldi alla macchinetta delle merendine scadute. Teneva un buondì motta al cioccolato sciolto nella mano sinistra, e dava calci in basso, mentre si succhiava le dita e alla radio passavano pop di merda, si, si. Ora, si da il caso che il matteo Riganò, spacciatore, all'insaputa di tutti, fosse appena crepato per una partita di coca tagliata con la mannite, che sembra coca pura, ma in vero è lassativo, quindi ti caghi addosso finché non muoretti. Ora, più che overdose fu dissenteria signor giudice, si, si.

Brigadiere Carnielli
A Riganò, Lo trovò il brigadiere Carnielli, chiamato dai vicini per il tanfo insopportabile, coperto di mosche carnarie e con una mano attaccata allo sciacquone, nel vano tentativo di scaricarsi la coscienza. “Fine di merda”, si dattileggiò nel rapporto ad inchiostro. Io e Paola, o come minchia si chiamava arrivammo avantinotte, sudaticci, ancorchè arrapati. Ora, dato che del mio amico non trovammo traccia - se non alle otto del mattino, dove in piena luce, mentre bevevo un caffè lo riconosco disegnato col gesso nella parete del bagno- ci adagiammo sul bianco matrimoniale, e demmo inzio al rito dell'accoppiamento della gallina faraona bretone e del suo ganzo dal bargiglio paonazzo, che Laura, o come si chiamava, aveva un odore un po forte, ma sembrava uscita da una pagina di “Lando”, o de “Il montatore” si, si. Ora, io in cuor mio mi fui convinto, che il Matteo Riganò, facesse il bagnino allo stabilimento “Olympias”, io, dello spaccio e dellla coca, scoprii tutto durante l'interrogatorio signor giudice, si, si.
Il Colombiano
Annamaria, o come cacchio si chiama invece sapeva tutto. E del mezzo chilo di mannite mischiato con qualche grammo di coca che il riganò teneva nella cassetta N° 33 dell'ufficio postale di Via Danassi facette un bel paccco legato con lo spago per l'arrosto, e mi chiese di consegnarlo a mezzogiorno in punto a un tizio detto il Colombiano al bar Sardello, che lei ci aveva da farsi la cerettta. Il brigadiere Carnielli, coi baffi finti e un naso posticcio ci pedinasse per tutta la strada, avendo tenuto d'occhio la casa di riganò per tutta la settimana. Io in vero ero convinto di andare ad un appuntamento per la restituzione di un piccolo prestito signor giudice, si, si. Ma veniamo a noialtri: il “Colombiano” si presentasse con un passamontagna e una maglietta con su scritto “Subcomandante Narcos” tanto per non dare nell'occhio. Ordina una granita di caffè con panna, che tracannette con una cannuccia dal passamotagna nero ed io, tanto per darmi un tono ordinai un succo di frutta Yoga alla pera, ma con la voce cupa assai. Passo il pacco al Colombiano sotto il tavolo, come mi ha chiesto ieri notte Maria o come diavolo si chiama nel bel mezzo di un pompino astrale.

Pompini
Quello che il sottoscritto non sapette, signor giudice, è che lo stesso pompino paro paro, aveva ridotto a un ameba il brigadiere Carnielli alla sera del giovedì, che il Brigadiere Carnielli, a dispetto dell'espressione da Bradipo, ha un certo intuito per l'indagine, tant'è che a casa sua trovassero un infinità di gialli Mondadori. Al Brigadiere Carnielli, Susanna o come vattelappesca si chiamava, aveva promesso metà dei soldi della partita di coca, e una non meglio quantificata serie di pompini, in un isola del pacifico per tutti gli anni a venire. Ora si da il caso che il brigadiere Carnielli, vivette in un monoloculo, con la moglie gravida di un altro (tale Rocco Remondino detto “Mazza”) un mutuo trentennale sulla groppa da soma, e possibilità di carriera prossime allo zero, ma da sotto. Quindi, dopo circa un quarto d'ora di straziante crisi di coscienza, disse di si, mandando a puttane 15 anni di onorata carriera nel benemerito corpo dei carabinieri, ma solo dopo un secondo pompino offerto come garanzia, si, si.

Pacco
Ed in quel preciso momento, mentre passo il pacchetto al Colombiano, Il brigadiere Carnielli, seduto al tavolo a fianco nascosto dietro la Gazzetta dello Sport, caccia fuori una pistola e un paio di luccicose manette e mi incatena al tavolo del bar con la scritta Pompelmi Jaffa sull'ombrellone sghignazzando “sei in arresto”. Il Colombiano invece che ci aveva il sesto senso, si insospettisce alla vista della gazzetta dello sport al contrario, e ci ha pure il tempo di rimanere a bocca aperta scoprendo che Juan Mendoza da Silva, punta dell'Almiron, sua squadra del cuore, era passato al Milan a parametro zero, dopodichè disse “adios” e schizzò via su una lambretta 175 cc. rubata. Quindi, raggiro fu, signor giudice,raggiro, si, si.

“un ora dopo”
un ora dopo invece il Colombiano è già su un aereo, con quattro palline di plastica piene di coca tagliata con la mannite infilate su per il culo, quello che non sa è che una delle palline perde, sicchè la polizia di Almiron lo trova morto per overdose e dissenteria nel cesso dell'aereo dove una fila inferocita di giapponesi in vacanza aveva continuato a dar pugni alla porta, mortalmente chiusa dall'interno per ore 11 e minuti 52 di volo.

“un ora prima”
Io venetti arrestato due isolati più in la , precisamente a Piazza Maggiore, non fu difficile identificarmi, ero il tizio in infradito che scappava con un tavolo da bar attaccato al polso, tentai persino di offrire un caffè freddo all'appuntato Balenghi che effettuò l'arresto, e così ai capi di imputazione detenzione e spaccio, mi vidi aggiungere tentata corruzione, aggiotaggio, e inquinamento delle prove con caffeina. Nello stesso istante, il brigadiere Carnielli approfittando del parapiglia se la batte sul ciao del nipote Arnaldo e mezz'ora dopo è già all'aeroporto di Punta Badessa in fuga verso le isole Bardillos sottobbraccio a Teresa, o come cavolo si chiamava che lo aveva aspettato con una prinz truccata alla bretella della tangenziale est. Fui processato per direttissima e mi facetti sei mesi nel carcere di Poggio Ravello, evitando con cura per tutta la permanenza di piegarmi a raccogliere saponette durante le docce, date le continue attenzioni di Germano Calturia, detto “Amanda”.

“un anno dopo”
Esco il 24 di gennaio per buona condotta e con nove punti di sutura in mezzo alle chiappe. Scopro sui giornali che il brigadiere Carnielli fu arrestato a natale, abbronzatissimo e nudo come mamma lo facette, dalla polizia di Oragua. Nell'utlimo pompino della sua vita, Annarita, o come cazzo si chiamava, lo aveva mollato nudo in mezzo alla statale 23 sotto la minaccia di una pistola scarica, e nel cruscotto imbottito gli aveva lasciato ben 100 grammi di coca in bella vista sopra il libretto di circolazione rubato, che I due poliziotti obesi Juan & Gordillo non faticarono a trovare, beccandosi una promozione e dedicandosi in seguito alla più rilassante attività di funzionari corrotti, Gordillo vinse anche le elezioni dipartimentali con lo slogan “más dinero para todos”.

El final
Non sapendo dove andare mi imbucatti a casa del defunto Matteo Riganò dove dormo di merda per un paio di notti, la mancanza di “Amanda” mi toglie il sonno. Poi alla mattina del terzo giorno, finiti i 24 euro che avevo nelle saccocce, mentre mi preparo per tornare a casa dai miei con la coda tra le palle, la portiera del palazzo, per le scale, mi allunga un biglietto “Me lo ha lasciato per lei la signorina Carmela, o come minchia si chiamasse, mi disse che era importante” il biglietto, piegato in quattro, recitette precise parole:
“ 0373 – 4567809
chiamami
comunque io mi chiamo Francesca, stronzo.”

venerdì, agosto 08, 2008

l'innocenza ad agosto



La lucertola cominciò a rotolare su se stessa nella sabbia, come un serpente impazzito. Il cappio di ginestra che stringeva il collo le faceva aprire e chiudere la bocca a scatti, come uno di quei pupazzi a molla quando la carica stà per finire. Il bambino rise, pensò al suo scimmiotto che sbatteva i piatti. Poi la guardò ancora un poco, finche non ebbe finito di muoversi. Una bambina con le trecce rosse piangeva, gli altri disposti in cerchio ridacchiavano eccitati. Il bambino lentamente, sputò sulla lucertola, lasciando cadere piano la saliva per essere sicuro di prenderla. Lo scimmiotto smise di sbattere i piatti. Poi, si voltarono e corsero verso la spiaggia.