mercoledì, settembre 02, 2009

l'innocenza ad agosto (miramare)


Jack Vettriano

“Quando lui cominciò a stringere, lei pensò che scherzasse,forse perché aveva un leggero sorriso negli occhi. I suoi invece, li sentiva schizzare fuori dalle orbite, e per un po scalciò inutilmente nel vuoto. Il bambino con i capelli biondi Infilò la piccola palla di carta nella sua bocca, e la spinse fino alla gola con un dito. Poi, Lentamente, le sputò addosso lasciando cadere piano la saliva, per essere sicuro di prenderla”

era quasi mezzogiorno. Il sale si era mangiato le cabine bianche, le sdraio, i pontili e persino Alceste il bagnino sul pedalò "La Folgore". Lo stabilimento Miramare pareva un luna park abbandonato. Sotto una tettoia l’appuntato De Simone cercava un po di ombra e sbirciava tra le sdraio. "De Simone, che fai guardi?” ”A commissà so dù ore che aspetto, almeno me distraggo” “Dov’è?” Si avviarono tra le dune basse, verso il depuratore . Intorno al nastro bianco e rosso che transennava l’ingresso della condotta di scarico, pochi avvoltoi commentavano a bassa voce, l’orrore e l’eccitazione mettono fame.Tozzi si abbassò per passare sotto il nastro.

Al dottor Nicastro, medico legale, si era incollato il riporto alla fronte, una frenata nera in mezzo alle lentiggini e al sudore. "Allora?” Martina Pietrasanti aveva dodici anni, aveva il costume abbassato sulle cosce e sembrava fare il morto a galla.Tozzi si avvicinò bagnandosi l'orlo dei pantaloni, e bestemmiò. Era sdraiata sulla schiena gli occhi fissi al cielo e la lingua blu fuori dalla bocca aperta in una smorfia oscena. Al collo, un cappio fatto con un filo di ginestra aveva lasciato dei segni profondi e rossi, ed il viso, cosparso di capillari,sembrava appartenere ad un altro corpo. Tra i capelli bagnati che ondeggiavano in una pozza dietro la nuca, Tozzi, vide nascosto un piccolo granchio rosso. Per un breve istante Martina, le parve una bambola trà i rifiuti. E bestemmiò di nuovo.

Non era stata violentata, così diceva il rapporto di Nicastro. La cosa non lo avrebbe consolato. Mangiò controvoglia sotto la tettoia di canne del bar "Melampo". Dal mare arrivava un vento caldo e umido che lo faceva sentire bagnato e che si portava appresso pezzi di voci, urla di giochi di bambini, pensieri impossibili da ricomporre. La sabbia graffiava sotto le scarpe, in lontananza un piccolo aereo trascinava uno striscione pubblicitario che recitava "prova a prendermi". Tozzi giocherellò per un poco con un cane senza una zampa, poi, si asciugò il collo, prese fiato e si diresse verso le cabine e le sdraio.

De Simone lo aveva scortato per tutta la mattina offrendosi di tenergli la giacca :"De Simò, è inutile che fai er ruffiano,Tanto la promozione non te la faccio avere lo stesso.." e nessun testimone, tranne un tizio di Torvajanica detto "Er Lambrusco" che sosteneva che Martina l'avessero ammazzata gli alieni, parola sua. Paolo Vanni era il bagnino dello stabilimento, con la fedina penale non proprio di bucato. Tozzi indicò la maglietta “Che vuol dire Baywatch?”Come il telefilm dottò sa, quello americano dove c'è quello che core da nà parte all’altra a sarvà tutti? Ma io nun ho mai sarvato nessuno, manco quella poveretta” Aveva trovato lui Martina e mentre parlava gli si fecero gli occhi rossi. si era torturato l’orecchino e rispondeva mordendosi le labbra nascosto dietro i tatuaggi, uno, il più curioso, era un pappagallo rosso. Il pappagallo guardò Tozzi e col becco disse "non parlo". "Cosa abbiamo su stò Vanni?” dal blocchetto di carta zuppo di sudore e inchiostro stinto De Simone intonò “Fino a diciott’anni niente, poi qualche furtarello, e un po di ricettazione per Quello della Magliana,come si chiama..” “Proietti..” “Ah giusto! Proietti, poi è stato dentro per sei mesi e adesso fa il bagn..." "basta De Simò, questo non c'entra un cazzo.."

"Povera creatura. Matteo, Il figlio dei Maldonado le stava sempre dietro, sa, quello ritardato. Una volta s'é l'è trovato pure in cabina. Insomma noi siamo persone aperte, ma forse dovrebbero tenerlo chiuso in qualche istituto non trova?" La statua di Botero intrappolata in un costume rosso era la contessa De Michelis. Tozzi, sentiva odore di olio di cocco e mortadella, e provò un leggero senso di nausea. il seno enorme le ballava appena sotto il mento, e per un breve istante smise di ascoltarla, guardò il Conte Augusto Carlo De Michelis chiuso dentro una sdraio, e lo vide naufragare solo in quel mare di carne e abbronzante, senza ciambella. Il figlio più grande della contessa De MIchelis, lo fissava girando la chiave di uno scimmiotto che sbatte i piatti, poco più in la, un bambino in un passeggino allungava inutilente le braccia per riaverlo. La peluria sopra il labbro imperlato di sudore della contessa non tratteneva il vuoto che aveva dentro "..non è bello venire qui e trovarsi davanti quel ragazzo che sbava da un lato, non si capisce nemmeno quello che dice, pensi che la scorsa estate ha tentato di strozzare il mio Pierfrancesco. vero Pier? Pier?" Il figlio della De Michelis insieme ad altri bambini ora, guardava morire una medusa in un secchiello, ridendo. "...dovrebbe stare con quelli come lui, e lo dico per il suo bene ". lo scimmiotto cadde di lato raccogliendo un pugno di sabbia tra i piatti, poi nell'ultimo scatto, crepò.

Matteo Maldonado aveva gli occhi dolci. Era affetto dalla sindrome di Down. Aveva 13 anni e teneva in mano un quaderno ad anelli e una matita legata con lo spago. Il quaderno era pieno di pagine croccanti, disegni e scritte che il più delle volte lasciavano il segno nella pagina seguente, e in quella dopo ancora. Tozzi le sfogliò tutte, c'erano bei disegni, pappagalli e uccelli pieni di piume. In uno, colorato di rosso, lui e martina si tenevano per mano. Al centro, una pagina era strappata. La madre lo pettinava di continuo, sistemando una riga ideale tra i capelli. "I bambini sanno essere molto crudeli, fanno scherzi atroci. Gli hanno ucciso il pappagallo spezzandogli il collo. Lo scorso anno è rimasto chiuso per ore nella rimessa delle barche, avevamo chiamato persino i Carabinieri. Qui nessuno ha mai accettato Matteo, tranne Martina".

"magni quarcosa dottò, questa è robba bbona. ce so pure i pommidori col riso, diglielo Inese al commissario che so freschi i pommidori" "so freschi" "no grazie, sono in servizio, molto gentile comunque" "allora un goccio de vino dottò, lo fa mio suocero che ci ha un po de tera a Montecompatri, robba fresca commissà, niente medicinali e zozzerie. Dice er Brunello de Montarcino, ma che voi mette? assaggi dottò, Inese offri un bicchiere de vino al commissario e dijelo quanto è bbono er vinello nostro" "è bbono" "no, sono astemio, grazie, solo qualche domanda..." Ettore Magni, aveva una macelleria a via Castrovillari, un precedente per stupro. Poi la famiglia della vittima, una ragazzina di 12 anni che lo chiamava amorevolmente zio, aveva ritirato la denuncia. Qualcuno diceva che avesse comprato il silenzio a colpi di bistecche e con una mercedes nuova di zecca. Il gestore del bar lo aveva visto offrire un gelato a Martina verso le undici. Comunque, all'ora del decesso era con tutta la famiglia da "Augusto er Bujaccaro" a ingozzarsi di teste di pesce e mazzancolle. Augusto er Bujaccaro confermò. "amen" disse Tozzi, e bestemmiò.

Alle cinque Nicastro aveva chiamato dal laboratorio, Martina aveva una palla di carta nella gola. Era un disegno a matita rossa su una pagina di quaderno strappata. C'erano due bambini che volavano sopra i tetti di una città tenendosi per mano. Una calligrafia incerta diceva "i pappagalli si amano per sempre". Matteo aveva balbettato appena, e poi pianto negli occhi obliqui. A Tozzi disse che lui un giorno l'avrebbe sposata, che l'aveva vista li in mezzo alla condotta di scarico, che l'aveva chiamata, accarezzata a lungo, sperando che si svegliasse, poi, era scappato fino al faro delle saline. Sul corpo di martina furono trovate le sue impronte, la sua saliva. E la calligrafia incerta delle pagine in rosso, non inciampò. Era di Matteo. Quando vennero a prenderelo, gli avvoltoi da sopra i fili dell'alta tensione ripresero a bisbigliare di fame. Sarebbe andato a finire la vacanza in una colonia estiva, gli disse la madre sistemandogli ancora la riga dei capelli. Fu l'ultima bugia salata che gli toccò sentire quella estate.

"La lucertola cominciò a rotolare su se stessa nella sabbia come un serpente impazzito, il cappio di ginestra che gli stringeva il collo le faceva aprire e chiudere la bocca a scatti,sembrava uno di quei pupazzi a molla quando la carica stà per finire, il bambino coi capelli biondi rise, pensò al suo scimmiotto che sbatteva i piatti. Poi la guardò ancora un poco, finchè non ebbe finito di muoversi, una bambina con le trecce rosse piangeva, gli altri disposti in cerchio ridacchiavano nervosi. Lentamente, sputò sulla lucertola lasciando cadere piano la saliva, per essere sicuro di prenderla. Poi si voltarono e corsero verso la spiaggia."

28 Comments:

Anonymous albafucens said...

Bella anche se mi sono venuti i brividi a leggerla..
~ Martina
tra i capelli .."un piccolo granchio rosso" è un'immagine molto forte,
~ Matteo
bellissima la descrizione del quaderno .. "pagine croccanti" e di come tenta di svegliarla..

un applauso
ciao

10:22 PM  
Blogger hobbs said...

albafucens: come sempre grazie.
mi piaceva quel rumore che fanno le pagine di quaderno quando le sfogli. tutto questo ovviamente, prima della grande estinzione delle penne biro e dei dinosauri...

9:32 AM  
Anonymous giovanna said...

ieri avevo lasciato un commento su come quel pier mi stava sulle pelotas già l'anno scorso.. ma si dev'essere perso.

bello ma struggente, amaro, vero. purtroppo

mi aggrappo a quel "e per un breve istante smise di ascoltarla" (che quel tozzi proprio proprio integerrimo come vuol far credere di essere non è) che è l'unico momento di distrazione in mezzo a tanto orrore.

11:07 AM  
Blogger hobbs said...

giovanna: a Tozzi bisognerà che dedichi un post a parte. per ora è stato l'ago da cucito per trame un po esili. però mi piace, come mi piacciono tutte le persone disincantate.

a te, dico grazie.

11:25 AM  
Anonymous giovanna said...

allora aspetto.

11:31 AM  
Anonymous Anonimo said...

Come sai io adoro i racconti gialli, e il tuo gusto per i particolari li rende ancora più "speciali".
Fino all'ultimo ci stavo cadendo anche io... solo la fine mi ha permesso di ricongiungermi all'inizio...
Bravissimo, da Oscar.
baci
Niobe

12:33 PM  
Blogger hobbs said...

niobe: ho già preparato il discorso...:)

pensa che prima di postarlo ne ho tagliati molti, di particolari. alla fine sono le prime cose che mi vengono in mente, e le ultime ad andarsene..

2:25 PM  
Anonymous freesia said...

tu e i tuoi doni...
in questo momento vorrei essere uno di quei signorotti dell'editoria, perché penso che tozzi meriti uno spazio più ampio di un blog.
e la tua testa per me è sempre un prodigio.
e nun dire "ma tu me voi bbbene" che m'incazzo.

2:46 PM  
Anonymous rita said...

Mi hai lasciato ... senza fiato, hobbs. Sebbene io non abbia intorno al collo nessun filo di ginestra.

9:50 PM  
Blogger hobbs said...

freesia: incazzati. :)


rita: e di questo sono ben lieto...
forse per leggere certe cose, bisogna imparare a respirare? oppure sapere l'apnea?
in ogni caso, ti devo molto più di qualche sospiro, amica mia.

1:13 PM  
Anonymous freesia said...

scemotto.

1:41 PM  
Anonymous harvey said...

per me, questo è il tuo mestiere.
scrivere, dico.

questo scritto mi ha riportato ai colori neri e forti del film come dio comanda.

alla follia innocua, alla sordità umana. all'impossibilità di controllare entrambe.

5:12 PM  
Anonymous aitan said...

da par tuo

(e leggendo, pensavo, che se dovessi recensire la tua scrittura, parlarei di cinema, di montaggio veloce e di immagini forti che restano impresse e non ti lasciano distogliere gli occhi dallo schermo)

12:29 PM  
Anonymous Anonimo said...

bello..
ho sempre provato un'infinita tenerezza per i bimbi down.. in loro l'innocenza si cristallizza, e rimane per sempre.

vorrei essere quel quadro...

dea

9:43 AM  
Blogger hobbs said...

harvey: ho avuto una vita strana, da bambino volevo fare lo zoologo, da adolescente l'attore. quando ho creduto di essere adulto mi sono messo a fare l'illustratore. ma forse è come per i deideri, non più di tre. Ti ringrazio infinitamente per quello che hai scritto, comunque, e sai che dico sul serio.

10:00 AM  
Blogger hobbs said...

aitan: sono un pessimo lettore, pigro per natura e anche permaloso, questo mi ha portato a guardare molto, e a rubare di più.grazie infinite anche a te, come sempre.

10:10 AM  
Blogger hobbs said...

dea: è una storiaccia crudele sulla diversità. sull'attitudine innata dell'uomo a puntare il dito e a fare quadrato attorno a quello che apparentemente gli somiglia di più. compresi i bambini che sanno essere crudeli oltre ogni dire, perchè ancora non sanno il senso di colpa.

Vettriano ha un innata eleganza, quindi potresti benissimo farne parte.

10:14 AM  
Anonymous harvey said...

allora questo blog deve essere il quarto desiderio. anche il mio, intendo. quello che non si rivela soprattutto a se stessi.

7:58 AM  
Blogger hobbs said...

harvey: e agli altri? e se si, vale lo stesso?

3:26 PM  
Anonymous harvey said...

non so rispondere hobbs. mi pare che si vada riunciando via via.

3:04 PM  
Anonymous Anonimo said...

davvvero bello...complimenti....;))

Alpan

9:51 PM  
Anonymous e.l.e.n.a. said...

in quel sale che si è mangiato a poco a poco la vita delle cose c'è l'abbaglio di certe giornate in cui non riesci a percepire i dettagli perché il bagliore è troppo intenso su tutto quel biancore.

la durezza di questo racconto mi ha turbato e commosso.

7:57 PM  
Anonymous Silvia said...

Eccoti di nuovo:)
Perfetto.
In bianco e nero come una volta, come le foto che sono così belle. Più belle di quelle a colori, non c'è storia.
Ti ho ritrovato, nella scimmietta coi piatti e nella lucertola strozzata con la ginestra. E nell'attenzione di centrarla con lo sputo. Che quando si fanno le cose bisogna farle bene.
E tu, per scrivere bene, sai il fatto tuo, lasciatelo dire.

1:46 PM  
Blogger hobbs said...

elena: mi sono perso (imperdonabile...) questo tuo commento. e questa storiaccia qui, aveva proprio la luce che hai visto tu. quella che ti fa venire le rughe ai lati degli occhi, e magari anche un po di cerchio alla testa.

12:10 AM  
Blogger hobbs said...

silvia: ti ringrazio, e in fondo, sono solo uno che cuce dettagli. speriamo non mi finisca il filo, amica mia.

12:15 AM  
Blogger Lila said...

dolorosa quanto vera, la storia di puntare il dito e dei pregiudizi. Quanto allìaltra, quella raccontata dell'innocenza crudele dei bambini, dello sputo, dei capelli pettinati e degli occhi dolci dei bambini down, è magistrale, incantevole, perforante.
Magari è solo una storia, ma me ne vado con un buco nero nel cuore e un filo di ginestra al collo.

6:18 AM  
Blogger hobbs said...

lila: mi ero perso questo commento.
E grazie, di cuore. Sulla crudeltà innocente dei bambini, potrei e vorrei scrivere altro. Solo perché non ho dimenticato molte delle cose che ho visto. Gli adulti guardano ai bambini con uno strano candore, figlio della poca memoria. "I grandi" scordano ciò che sono stati, e in molti casi, credo sia meglio così...

a presto.

7:44 PM  
Anonymous Anonimo said...

quello che stavo cercando, grazie

5:24 AM  

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