una lista (quattroquarti)
restano, di ieri sera, la formica nel mio zucchero marrone , la ruggine nel lavandino, il tuo tabacco nella mia saliva, un filetto al pepe verde, l'amore d'estate con il risvolto dei calzoni al ginocchio, il tuo odore nel libro a metà, una mano sugli occhi mentre faccio l'indiano, una attesa nella schiena. la paura come una bella speranza, una scarpa dispari. Batto un tempo scalzo, t'ho esitata, troppo.
17 Comments:
Ciò che resta è nostro, per sempre.
si può sempre smettere di esitare...
Mater Sospirorium, Mater Lacrimarum, Mater Tenebrarum....
niobe
Amoilmare,... quante volte l'ho sentita, letta e me la sono detta che quel che resta è nostro per sempre. E quante, nel dirla, dirmela e sentirla/leggerla mi è ritorno tra le labbra il rigurgito amaro di un ossimoro esistenziale. Quel che resta nella memoria è l'unica ocsa che davvero è nostra e nessuno ci potrà levare, però, possiamo tenerla solo perché non è restata, non c'è più. Non lo so, a volte, a volte avrei fatto a meno del passato siciuro per continuare a dannarmi in un presente incerto. Non so, a volte avrei fatto volentieri a meno di dovermi consolare con quel che "mi" resta grazie alla perdita di ciò che non resta. E, hobbs, forse ho "esistato" tanto anch'io, tanto da divenire troppo. Ma probabilmente non siamo noi i padroni delle nostre esit-azioni. Discendono dalle vite che viviamo, le vite, plurale, sì. E, di ieri, a me resta un aquilone, una chitarra e una risata alta con eco di canzoni, poi ...poi fu febbre, vomito e acquavite. E fine di due vite. Una ripartita, l'altra - la mia - in stand by. Ad accarezzarsi quel che resta. Due scarpe abbandonate in un hotel.
rita: l'esitazione, ho pensato mentre scrivevo il pezzullo, è come trattenere un orgasmo, o la cacca. Non è nemmeno mancanza di coraggio, o dubbio. E' proprio quel balletto che si crogiola nell'idea di qualcosa. Stà a cavallo trà la paura del rifiuto e un desiderio di perfezione.
ecco, l'esitazione è una fantasia stitica.
p.s.
il tuo commento è bellissimo, e meriterebbe un post a parte.
sottile malinconia....
;)
Rita, lo stand by non è una condizione permanente.. si riparte prima o poi.
Anche l'amaro resta, ma poi si impara a conviverci, si fa finta che col tempo diventi più dolce.
Ciao.
di ieri sera restano la nuca che odora di cloro e balsamo per capelli, la zuppa di verdure avanzata e le polpette nel congelatore. una mezza bottiglia di pinot nero comprata al discount che però non era male per niente. resta di ieri sera la fatica di scegliere le parole. parole che ho letto al contrario per capire come sarebbero suonate veramente una volta giunte a destinazione. ho detto -mi fermo qui-. come se -qui- fosse un luogo dove è possibile stare.
-qui- sono invece tutti i luoghi dove manca la stessa identica cosa. di ieri sera resta, soprattutto, quello che ieri sera non c'era. misiasays
Avevo scritto un commento che poi è fuggito.
Peccato, era scritto di getto e ora non ricordo più.
Io non esito mai, per via del vento che mi piace sulla faccia.
Per questo niente rimane.
Tanto alla fine, non rimarrebbe nulla comunque.
Rimarrà questo?
Di certo domani dovrò pulire per terra.
Piecere di rivederti:)
Volevo scrivere piacere e sono sempre la sgnapis:) Mi aveva scompigliato una folata di vento.
per tutto quello che resta di ieri, per me, non basterebbe un baule. conservo troppo...
...e non aggiungere altro...
lasciamo battere il tempo....;)
Alpan
sono, comunque, belle cose quelle che restano. ce le si potrà sempre rivendere al dettaglio nei giorni in cui altre mancheranno...
stewe miles: quasi serena direi. Non vedo il tuo blog, però.
misiasays: e tu, continui a cercarla? o esiti?
svirgola: non sappiao mai veramente cosa resta e cosa passa, probabilmente, in fondo alla corsa, arriva solo quello che realmente ci interessa.
freesia: un baule pieno zeppo di certezze allora.
alpan: tempo dispari, mi raccomando.
elena: vendere così, pezzi unici?
credo si continui sempre a cercare. a volte senza dirselo, che poi forse è il modo migliore per cercarle le cose. non lo so che faccio io. senza dubbio finirò la bottiglia di pinot...
in questo momento forse quello che non c'è più che cercarlo provo a mandarlo via perchè occupa troppo spazio. le assenze, si sa, prendono tanto di quel posto...
il rivendersi era da intendere a sé stessi. a nessun altro. riappropriarsene nei momenti in cui, invece, ci sembra di non avere delle cose che rimangono.
misiasays: si, alcune sono più ingombranti delle presenze, si alimentano di silenzio e vuoto. fanno male. Fai bene, mandala via...
elena: commercio equo e solidale, con se stessi. che saggezza...
Posta un commento
<< Home