nowhereland hotel
Edward Hopper
La marea si era mangiata tutta la spiaggia, La scala per l'approdo delle piccole barche era scomparsa, le sdraio e gli ombrelloni bianchi e blu galleggiavano in poche pozze di schiuma poco oltre il cordone della spiaggia privata. Era cambiato tutto, in una manciata di ore, adesso, era completamente un'altro posto.
L'aveva trovata li, guardava verso l'albergo, persa chissà dove, senza una bussola. Diceva che aspettava il figlio, che gli voleva bene, ma che lui faceva sempre così. "Si dimenticano di noi, i figli. Sono fatti così. La gioventù è un luogo che divora tutto, in fretta. Come questa marea. Lei ha figli?" non ne aveva, e non poteva averne.
"Venga, prendiamoci qualcosa di caldo, lo troveremo suo figlio" l'aveva fatta accomodare in un piccolo tavolo che dalla vetrata dell'albergo guardava verso la costa. Poi aveva ordinato del caffè d'orzo e una fetta di torta di mele. La cameriera aveva sorriso appena, frusciando nella divisa blu. "adoro, il caffè d'orzo con la torta di mele" disse.
Aveva avuto l'istinto di sistemarle i capelli, tenuti da una spilla a forma di salamandra. Ma si trattenne, girando ancora un poco il cucchiaino nella tazzina del caffè. Lei guardava fuori, aspettando. Non aveva ancora toccato il caffè d'orzo, e si torturava le mani macchiate dal tempo, stringendo una piccola scatola incisa di osso bianco. "è una bella scatola, posso?" gliela aveva lasciata prendere senza opporre resistenza. "ci tengo le mie pillole, se non prendo le mie pillole mi succede qualcosa che non ricordo, qualcosa di orribile"
Aveva preso dalla scatola l'unica pillola rimasta. Sembrava una di quelle caramelle alla frutta che vendono nelle farmacie. "Crede che dovrebbe prendere questa? Ne è rimasta una..." lo aveva guardato increspata da una domanda, poi la ingoiò con un piccolo sorso. "Mio figlio, mio figlio dov'è?" Arriverà a momenti signora, ne sono certo, beva con calma il suo caffè, ora"
In bagno si lavò le mani e si bagnò un poco i capelli prima di pettinarli. Dalla piccola porta a vetri la vedeva mangiare piccoli pezzi di torta di mele che spezzava con le mani, guardando fuori, in attesa. Si asciugò ed uscì aggiustandosi la camicia nei pantaloni. Lei si pulì alcune briciole dalla camicia e poi voltandosi gli sorrise come non aveva fatto mai, quella mattina "eccoti, ma dove sei stato?..." "ero qui, mi stavo lavando le mani, mamma" e le sistemò i capelli con una carezza.
La vecchiaia è un luogo che divora tutto, in fretta. Come certe maree.
19 Comments:
da figlia di genitori anziani, un lacrima me l'hai rubata
a luglio mi intenerisco...
faccio notare che era di luglio pure il precedente ;)
l'ho scritto a capodanno, giuro... :)
Commovente e delicato (assai)
luglio è il più crudele dei mesi ... altro che aprile ...
senza riferimento al quadro di hopper, ma da alcuni passaggi, mi pareva di scorgere attorno alle persone un paesaggio atlantico, tipo nord della francia.
ah...il mio amico dennis!
sai già quel che penso e che provo:
un piccolo capolavoro.
ermione
quentin: non sono sempre "truculento" allora, come diresti tu.. :)
elena: si, sarebbe un luogo perfetto, elena...
ermione: e senza editor! :)
Hai scritto, magnificamente, quel che Hemingway chiamava un'onesta osservazione dell'esistenza.
Complimenti.
Hobbs vero, "truculento" te l'ho detto molte volte...è che sai bene come incassi a fatica le tue atmosfere gelide di certevolte, sarà che il gelo lo temo e avrei bisogno di calore che non c'è (perfino a 35gradi all'ombra della madunnina)
Intenso con delicatezza...(bello, bello, bello)
:-)
"La vecchiaia divora tutto", anche pillole per restarsi indietro, a volte. Perchè non si può aspettare più tanto a lungo.
Bello.
ioviracconto: Grazie, mi piace molto Hemingway.
Quentin: grazie grazie grazie :)
lila: tic, tac...
Incantevole, delizioso, armonioso, è bellissimo~issimo~issimo, ma quanto mi piace? tantissimo.
Un racconto che coinvolge ed emoziona, ma non solo... è che uno lo legge e ci si accoccola proprio dentro :) se ne lascia abbracciare, riscaldare, trasportare.
Hai un grande dono quando scrivi Hobbs, le parole prendono vita e pulsano, respirano, cantano, danzano, sussurrano sottovoce, "esprimono, non smettere mai di scrivere.
Non smetterò, prometto. conviene a tutti, peraltro. Ogni volta che mi alzo dalla tastiera, succedono solo disastri... :)
giurin giurella?? ^ __ ^
beh rispetto a me sei un pezzo avanti allora, io i disastri li combino anche alla tastiera
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