en passant (presa al varco)
(tempo) - Mi frega sempre. Si muove con lentezza, e questa, oltre ad un timbro di voce baritonale, è una di quelle cose che ha su di me uno strano effetto, ipnotico. Ai pedoni, li, in prima fila sembra che riesca a far fare un balletto e poi c’è chi dice che una volta ha battuto il russo in cinque minuti, no dico, cinque minuti. (tempo) - A me non è che gli scacchi piacciano poi tanto, il fatto è, che non capisco la libertà dentro le regole, forse sono anarchico veramente, come diceva mio padre. Lui invece dice “sei solo giovane, gli anarchici esistono perché esistono i giovani, e dopo, non c’è niente di più triste di un anarchico vecchio”. Guarda nelle mezze lune degli occhiali, legge con la rincorsa, poi , disegna una elle con il cavallo e si porta via un altro soldato, con le buone. (tempo) “Ecco” gli dico, “non so cosa farmene della torre, dovrei scalarla, magari con delle trecce. Mi piacerebbe saltare i bianchi e i neri delle caselle a casaccio, ed arrivare al re, con un solo balzo e scacco... e se il cavallo cominciasse a correre così, a briglia sciolta, senza una meta? Se i pedoni attraversassero sulle strisce?” . Risponde da sopra la torre “ Ne ho visti di alfieri stufi di camminare di traverso come i cani, per non parlare dei re o delle regine, ridere fino a pisciarsi addosso, nelle rivoluzioni senza popolo. Come la tua, tu con me perdi perché sei solo, lo capisci?” “no, non lo capisco.” (tempo) - fa scacco al re, sbucato dal nulla, da una trincea dietro la montatura in osso, mette in ginocchio la pedina con un piccolo tonfo stanco, insieme agli altri prigionieri di madreperla. Sono sempre stato un pessimo rivoluzionario io, per questo gioco a scacchi da solo , ma voi, aspettatemi al varco, ci sarò.
17 Comments:
il Che si dice giocasse a scacchi da solo, ok, forse è morto sul campo ma vive sempre nella gente che nelle rivoluzioni contro le ingiustizie ci crede ancora
free
Io quando gioco con me stessa perdo sempre, per forza, baro,
charm
e se non capisci la liberta' dentro le regole devi imparare tutto daccapo, mi sa, uff
charm
free: grande eccezione, eppure no. Sulla solitudine dei grandi è stato scritto molto, in questo caso poi, è stato anche un rivoluzionario, forse è per questo che il finale è stato così amaro.
charm: non ricordo mai le regole dei giochi, me le devo far rispiegare ogni volta, forse è dimenticandole che mi sento libero, che la memoria sia una schiavitù?
gli scacchi mi fanno un certo effetto. forse perchè ci vuole molta riflessione e io sono abbastanza inquieta.
forse perchè la geometria mi fa paura, preferisco i percorsi tondi.
freesia: da ragazzino mi misero delle scarpe correttive per camminar dritto. costavano molto mi ricordo, ed avevano un pesantissimo plantare metallico, tiravo linee dritte come piombo, come me le tolsero ricominciai a camminare in tondo.
proprio come quando si dice che chi nasce tondo non può morir quadro.
ma questa porta la lasciamo aperta?
io busso busso ma non si apre
oggi però è domenica e trovo aperto
ma se ti abbraccio virtualmente sei infettivo?
free
free: direi di no, disinfesto tutti i giorni :).
Ciao Ale, ti comunico il mio nuovo indirizzo di blog che è
http://superpralinix.splinder.com/
^______^
Baci, Pralina
pralina: bentornata...:)
Ah si, la memoria ti frega sempre perchè ha due facce. Quella rigorosa che non ammette defaillances, quella che ti obbliga al conto e riconto delle cose, che mette la punteggiatura al posto giusto e i puntini sulle i. E' quella che dice ma allora tu quella volta...ah e non puoi fare finta di non sentirti mentre ti snoccioli tutta la storia dall'inizio alla fine, allontanandoti sempre più di farla franca almeno una volta. La memoria va a pescare una parola, una voce, un colore, un tono negli anfratti più strani, nel casino più totale, perfino dentro la cesta della biancheria vuota per poi farti dire, ma io lo sapevo, lo sapevo, ho voluto sfidare la sorte, ma io lo sapevo. E poi c'è l'altra faccia, quella che quel giorno che l'aspettavi al bar dell'angolo, quel gionro che pioveva ma non te n'eri accorto, ti ha dato buca e sei rimasto per due ore a prendere tutta l'acqua che è scesa giù, e che sarebbe bastata per affogare tutti i fanti i re e le regine e pure gli alfieri che vanno che sembrano ubriachi, calciare tutto e dedidere di dare forfait. Ma la bastarda non è venuta all'appuntamento, non ha fatto dire lo sapevo, così si è cominciata un'altra partita. La nostra memoria è la nostra essenza. Bastarda o no è con lei che alla fine si giocano tutte le partite. Buonanotte:)
svirgola: la memoria è la nostra essenza, vero, ma è vero anche che è un terreno su cui giocare, non è proprio così facile, abbiamo quel modo tutto nostro di piegare e distorcere il ricordo. cambiare i gesti, le parole, le voci, e i luoghi anche, addomesticarli per venire incontro alla nostra coscienza, alle necessità del momento, anche solo per difenderci, o rendere meno doloroso un presente scomodo. La nostra essenza dunque, e pure la nostra incertezza...
buonanotte a te :)...
Certamente. Soprattutto le nostre paure. Più che in una partita a scacchi ce la vedrei in una partita a poker. Col morto. E alla fine vince sempre lui. Ovvio non c'è, chi c'è invece perde sempre qualcosa. Buona giornata:)
io conosco le regole degli scacchi, ma non so giocare. nemmeno a carte.
credo che dipenda dallo sguardo corto.
e anche dalla lettura de La variante di Luneburg, che mi lasciò senza fiato
flounder: nemmeno io so giocare a scacchi, e le carte le detesto. dimentico le regole, e gredo dipenda a nche dal fatto che non so contare. semplicissimi calcoli diventano operazioni complesse. epperò mi piaceva l'idea di raccontare questa storia come una partita tra le età e la memoria labile di quello che siamo stati, o abbiamo creduto di essere. In fondo l'unica cosa che mi somiglia di questo racconto, è il mio non essere rivoluzionario.
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