martedì, febbraio 06, 2007

partitura meccanica


Jan Saudek

(Do ) Ho messo il buio in una scatola. Una scatola da musica con la chiave d'ottone e le note a punta. Se avessi più coraggio ci guarderei dentro, ma dalla mia, ho il tempo e una lunga coda di stelle nel latte, gli scatti del rullo e una piccola manovella. (Sol ) Io, che la musica la guardo soltanto, che non copro un ottava tra il pollice e l'indice, io che non pago mai. (La ) Il buio è nella scatola, per non leggere a prima vista, e inforcare piccoli vetri sfocati con la rincorsa. Hai due righe di sale sulla faccia, da portar via con una lingua da mestierante, ma fischiare ad un angolo è accademia, non c'è volo (Fa) e tu lo sai bene, nessuna improvvisazione, una diteggiatura composta. Questa, è solo cartamusica, a scatola chiusa.

Note: Ho trovato questo spartito salato, dentro una scatola da musica. Andrebbe suonato così : Scherzetto andante con leggero imbarazzo (bemolle) con quartetto d'archi e astrolabio solista. Nel finale La musica cala lentamente uno strumento alla volta, rimane solamente il controfagotto in uno struggente assolo che termina con la morte del musicista che inghiotte un ancia per sbaglio e fischietta come una starna la sua dipartita in sol maggiore. E di rigore l'abito Oscuro.

17 Comments:

Anonymous Anonimo said...

delizioso

9:05 AM  
Blogger hobbs said...

dessd: grazie, ogni tanto lo rileggo, ancora devo capire bene che musica suona però...

free: tipo il silenzio è d'oro? :)

12:02 PM  
Anonymous Anonimo said...

Spesso è una rincorsa senza meta, accidenti ai piccoli vetri sfocati!
Che poi il sale costa caro.

fotoreportress

1:05 PM  
Anonymous Anonimo said...

il pane sardo :-)usato come pentagramma e salato in quel bellissimo mare

9:32 PM  
Anonymous Anonimo said...

ah, quelle righe salate....
ma di cosa non sai scrivere, tu?

12:19 AM  
Blogger hobbs said...

fotoreportress: vero, quel sale li, costa carissimo...

didola: un carasau come pentagramma dici?

freesia: di un sacco di cose purtroppo, ma spero sempre che non se ne acorga nessuno :)...

11:54 AM  
Blogger daniela said...

Do Sol La Fa
Così canta il buio nella scatola?
Però se ci guardi dentro, il buio non c'è più...

2:45 AM  
Anonymous Anonimo said...

Ti ringrazio tanto perchè non conoscevo Saudek e mi piace moltissimo. Ha una potenza espressiva straordinaria. Il buio permette un buon riposo, così possono dormire le note a punta e le scatole sono bellissime soprattutto se hanno la chiave, sembrano una casina che apriamo solo quando il cuore è in pace.

11:28 PM  
Blogger hobbs said...

svirgola: vero, concordo. Ha un che di felliniano e pure no, poi, si legge nei toni artefatti e nei filtri, quel gusto per il colore che lo ha portato nella sua lunga carriera ad usare anche i pennelli.

pensavo infatti ai carillon, ed alle scatole con gli uccelli e il buco in cima per la luce e l'aria.

2:46 AM  
Anonymous Anonimo said...

Mi documenterò bene su questo artista di cui ho strappato immagini su google davvero strepitose. Sì mi ricorda Fellini ma mi pare meno onirico e con un tocco decadente. Ma è un'impressione di pelle perchè non lo conosco. L'immagine che hai postato solo per i colori è da oscar.
I carillon, a ben pensarci mi piacciono molto e non ne posseggo uno. Magari esco e me lo vado a cercare. Le scatoline per gli uccellini? Una crudeltà. M'immagino il pennuto che guarda il cielo attraverso un foro di 1 cent o una feritoria da stecchino da caffè automatico. E poi le zampettine come le ali che grattano contro il cartone...No quella non è la scatola che intendevo. Che non è buia ma equivale ad un tomba. Pensavo ad un segretaire, magari con la musica sì e un lieve profumo. Pensavo ad un segreto che apri se ti senti al sicuro. Buon w.e.

1:45 PM  
Blogger hobbs said...

svirgola: infatti questo non era affatto un post tranquillizzante,fischiare ad un angolo era proprio questo. Questa era una piccola favola cupa sulla paura di osare, sulla mancanza di improvvisazione o meglio, sulla paura di improvvisare, sull'arte e l'artigianato, sulla passività che certa creatività ci lascia addosso. La musica di un carillon è sempre la stessa, non cambia mai, perfetta e morta, come il canto di un uccello in gabbia.

buon week end anche a te, un abbraccio.

3:43 PM  
Blogger hobbs said...

daniela: bisognerebbe avere la chiave...

4:22 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ma come ti vengono certe idee?! Sei pazzesco.....il buio nella scatola, le note, la carta da musica, il sale sulla faccia......un mito!

8:39 PM  
Anonymous Anonimo said...

leggendo mi è sembrato di stare a guardarmi riflessa in uno specchio

le parole oltre che leggerle si suonano si vivono

free

9:22 PM  
Blogger hobbs said...

vera: :) bentornata...

free: si, le parole suonano, o meglio ancora, hanno un suono. Non nego che nella scelta di alcune, questo a volte pesi ancor più del loro reale significato.

3:03 PM  
Anonymous Anonimo said...

Allora il sale sullo spartito erano lascrime secche...
Non ho comprato un carillon ma lo farò perchè mi piace l'idea che la musica rimanga etarnamente uguale. E'solo un carillon, al cuore spetta mutare le cose. E all'uccellino apriamo la gabbia. Spero che tu abbia passato un sereno w.e. Buona notte:)

11:55 PM  
Blogger hobbs said...

svirgola: erano proprio lacrime secche...

10:39 AM  

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