venerdì, settembre 24, 2010

il principio delle cose


Jack Vettriano


Nell'estate del 1970 mi vestivo di lino bianco. Il tizio del negozio disse "Sono abiti freschi, sentirà" feci di si con la testa, mentre mi prendeva le misure e stavo con le braccia aperte come un povero cristo. Non era per quello che li comprai, ma per confondermi con le case, piccoli schizzi di malta bianca, poco sopra il porto. Presi anche ad indossare un cappello. Bianco anche lui. All'editore continuavo a dire che mancavano pochi capitoli, qualche tassello. Quello, dall'altra parte del telefono continuava a gracchiare che scrivevo gialli, che non ero Emile Zola. Il libro non lo avevo nemmeno comiciato, che per scrivere un libro giallo serve un movente, come per ammazzare qualcuno.

Il bar era proprio sotto l'Albergo Galba. Prendevo l'aperitivo fingendo di leggere il giornale quasi fino a mezzogiorno. Poi guardavo la piccola folla che usciva dalla messa. Una folata di acqua di colonia, di inchini e saluti nella brillantina linetti. L'avvocato Cantalamessa entrava nella pasticceria a comprare le cassatine e i cannoli. La moglie, invece, sedeva con un campari sotto la tenda del bar "Il Gelso". Io guardavo la moglie, Il barista no, il barista guardava me. Il barista era checca.

Il vestito rosso, sulla parete della chiesa sembrava uno sparo, e venne ad accavallare le gambe due tavoli dopo il mio. Lasciava i piccoli solchi delle labbra sul bordo del suo vino. Aveva un portasigarette d'argento e un paio di occhiali bianchi a reggersi i capelli scuri. Accennai un saluto nel cappello, poi, ordinai un secondo campari. Che c'era caldo.

La donna con il vestito rosso Chiuse la porta alle sue spalle, la stanza era fresca e aveva dei glicini dipinti alle pareti. Si alzò la gonna e guardò in basso, come ad indicare la strada. Dalla finestra si vedeva il golfo di Capistrano e la fila dei turisti per i traghetti delle isole. Mentre spingeva con i fianchi mi respirava addosso parole che non ho mai capito. La pala del ventilatore cigolava a tempo. Una mosca contro il vetro. Una goccia di sudore dal mio mento alla sua fronte. Le lacrime intorno ai suoi occhi senza più domanda. La lingua nel vuoto. E' cominciata così, con le mani intorno al suo collo. Per ammazzare qualcuno, non serve un movente.

Prima di prendere il battello per Capistrano, chiamai l’editore dal bar del porto. “Il libro è pronto, ci vediamo mercoledì”. Il caffè era uno schifo. Poi la vidi, nel tintinnio delle tazzine dietro lo sbuffo della gaggia. La nebbia di un cappuccino non aveva coperto il rosso del vestito. Per ammazzare qualcuno non serve un movente, e nemmeno per scrivere un giallo.

“La ragazzina con il vestito rosso lo aveva preso per mano e portato dietro le dune dello stabilimento Calypso. Paolo aveva detto che se voleva guardare la sorella poteva farlo per 500 lire. Lei aveva detto qualcosa in mezzo alle cicale, Poi si era alzata il lembo di stoffa fin sotto il mento e aveva guardato in basso, come ad indicare la strada. Il Ragazzino aveva avvicinato la bocca alla piccola fica e aveva tirato fuori la lingua. Uscirono dai cespugli, quello più grande aveva già il costume abbassato, altri lo tenevano fermo con la bocca nella sabbia. La ragazzina con il vestito rosso rideva, in mezzo alle ginestre. La risata, era uno sciame di cicale.”

16 Comments:

Anonymous Anonimo said...

E' un pò triste... anxi atroce. Però, come sempre, ben scritto e assolutamente particolare e unico lo stile. :)
Un bacio
Asia

2:35 PM  
Blogger Lila said...

lo stile è incinfondibile. Comincia che è una poesia, finisce in tragedia.
come sai io la vedo diversa, ma leggerti è sempre un perdersi nella bellezza. bene o male che finisca, vale la pena.

6:53 AM  
Blogger hobbs said...

asia: ti ringrazio tanto...

lila: grazie lila, mi fai sempre pensare che allora vale la pena continuare a scrivere.

p.s.
va anche detto che qua e la, scrivo anche cose divertenti assai, ma non se le caga nessuno... :))

12:01 PM  
Anonymous moni said...

è così vero...
colpisce e rimane dentro...

il lutto più che l'evento lieto..
fa pensare, molto..
ma se ben scritto almeno rimane la ricerca della parola che scorre e poi graffia mordendo un poco dentro...

.. non mi piacciono le "tristitudini" degli scritti..ma se ben ci pensiamo molto meglio quelle di quelle della vita..

e poi, se scrivi pezzi divertenti, il "gioco" si fa ancora più interessante...

un sorriso.
m.

2:15 PM  
Anonymous e.l.e.n.a. said...

ma perché mi ricorda qualcosa?

4:14 PM  
Blogger hobbs said...

moni: è che c'è sempre un motivo (un movente?) anche per scrivere cose come queste, probabilmente. mi piace l'idea che ci posssano essere ironia e dolore nella stessa riga di testo. un abbraccio.

8:05 PM  
Blogger hobbs said...

elena: non lo so, dimmelo tu...

8:06 PM  
Anonymous rita said...

Sei terribile, Hobbs.
...
Io, per ammazzare qualcuno ne ho bisogno, sì, di un movente. A volte mi basta anche un momento.

3:10 PM  
Blogger hobbs said...

rita: attimi, si. è tutta una questione di attimi. io per esempio, devo imparare a contare.

4:30 PM  
Blogger suarakamansa said...

molto bello come al solito.
sarebbe bello poter leggere qualcosa di piu leggero, vista la qualità dei tuoi scritti.
anche la scelta delle foto completa la storia.

(la mia è tutta invidia)

complimenti.

11:56 AM  
Anonymous e.l.e.n.a. said...

non so bene.
ma come un déjà vu.
una situazione simile già vissuta.
(sempre nei tuoi racconti)

5:04 PM  
Blogger hobbs said...

surakamansa: ti ringrazio assai, il post prima di questo è leggerissimo... :)

elena: immagino che potrebbe ricordarti questo...

http://citarsiaddosso.blogspot.com/search?q=miramare

10:07 PM  
Anonymous e.l.e.n.a. said...

hai immaginato giusto.

grazie.

grazie perché così mi sono riletta quell'altro che è un altro bellissimo.

4:02 PM  
Blogger hobbs said...

elena: grazie a te, che mi credevo che questo non ti piaceva (*)

4:13 PM  
Anonymous e.l.e.n.a. said...

il giorno che vedrò il cielo tingersi di giallo fosforescente, pioveranno rane viola e la terra tremerà sotto un vento sibilante tutti penseranno ecco, è la predizione dei maya ... è la fine del mondo... e io invece saprò, che se accadrà tutto questo è perché tu avrai scritto un brutto racconto.

5:20 PM  
Blogger hobbs said...

elena: e adesso, che ti dico io? *

2:17 PM  

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