[pavlov]
Che a me il pianoforte neanche mi piaceva. Mio padre era fissato con la classica, mia madre era fissata con mio padre, e io ero fottuto. A dodici anni suonavo già come Sergej Vasil'evič Rachmaninov, e il tizio che mi spacca le mani 5 pomeriggi a settimana vuole farmi fare un concorso internazionale. Una volta lo sento parlare con mio padre, di la, e gli dice una cosa tipo "Suo figlio è un fenomeno". Allora dico che il pianoforte mi fa schifo, e mia madre per farmi stare buono mi ingozza di cioccolata. Come i premi per i cani sapete, ogni scala perfetta, mi cacciano in gola qualcosa. A diciotto anni non entro più nello sgabello del pianoforte, ma le dita volano, e vomito pensando che il talento io, non l'ho chiesto mica. Poi un pomeriggio all'uscita della lezione incontro Pavlov. Pavlov suona il violoncello e ha la bocca sporca di cioccolata anche lui, e allora capisco. Niente unisce di più di una protesta silenziosa come uno sguardo complice. A luglio due settimane prima di un concerto, mentre trema, bacio Pavlov sulle labbra e metto la mano sulla tavola di legno. Poi, faccio di si con la testa. "Ti amo" dice, "Anch'io" e tira giù il mattone mentre piange. Ora ho 45 anni e suono Jazz nei locali, la sera. Che per Rachmaninov non c'ho più le mani. Il jazz mi fa schifo, ma se sai fare una cosa sola, e lo scopri quando è troppo tardi, ti tocca far finta che ti piaccia e farla lo stesso e se sei abbastanza convincente, finisce che ti credono tutti. Ma a guardar bene, te ne accorgi sempre. Essere uno schiavo, è avere la bocca sporca di cioccolata.
5 Comments:
questa cioccolata è pura al 100%, salata nel retrogusto
sono sporchi di cioccolata anche i baci...
Caspita, ma la cioccolata e' una delizia! Diventa cattiva solo se la si lascia scadere... e di tempo ne deve passare! Bisognerebbe leccarsi i baffi, godersi la pancia piena e lasciare che gli altri si possano godere il tuo talento ... senza pensare alla scadenza.
Provare a scaldarsi le mani, in una giornata fredda...con una tazza di cioccolata?
Lasciamo che le cose dolci rimangano tali!...non ne restano tante.
Sono preziose, anche nei ricordi.
Un racconto denso dove il cioccolato, forse chissà??? non del tutto casualmente... essendo considerato "il cibo degli Dei", e quindi degli eletti, diviene così il filo conduttore di un’emozionante, originale, intensa, storia di vita.
Mi colpisce in particolare,
"... ha la bocca sporca di cioccolata anche lui, e allora capisco." c’è di tutto, e di più, in questa sola frase.
Leggendo poi, mi è venuta in mente una frase, che ho letto una volta e penso ben si adatti a questo tuo scritto:
"Il cioccolato è materia viva, ha il suo linguaggio interiore. Solo quando si sente oggetto di intima attenzione, e solo allora, esso cessa di ammaliar la gola e si mette a dialogare con i sensi." (Alexander Von Humboldt)
e poi parafrasando...
“[Il talento] è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti capita.“ da Forrest Gump
E il tuo talento in questo testo, anche se graffia un po’, proprio come succede a volte con la cioccolata, che si attacca a volte alla gola, quando è particolarmente pura, si assapora ed è altresì innegabilmente genuino.
Jazz e cioccolata..un bel mix...
.-)
Posta un commento
<< Home