discesa
Quando avevo otto anni, Enrico Berlinguer mi prese in braccio. E' stato il punto più alto della mia vita politica.
e una cosina da leggere, quiP.S.
Mio padre, era iscritto alla sezione del Partito Comunista Italiano di Via Fortebraccio una sezione storica di Roma.
Mio padre lavorava all'atac, e anche mia madre. Erano iscritti alla cgil, e allora, attività sindacale e politica, erano assolutamente consuete e intracciate tra loro, per chiunque potesse e volesse fregiarsi del titolo di "lavoratore" e non solo. Ricordo le lunghissime notti passate a via delle Botteghe Oscure, ad aspettare che "Erichetto", nomignolo con cui gli operai e i compagni romani chiamavano Berlinguer, uscisse sul balcone a dare i risultati vincenti, stavolta. Perché il partito, aveva scrutinatori ovunque, un istituto di statistica segretissimo ed efficacissimo, una spektre bolscevica che ci dava vincenti tutte le volte di almeno sei punti, salvo poi scoprire alle otto di mattina, sfatti di sonno e proiezioni, che la DC aveva il 42 per cento dei voti, e che avremmo avuto l'ennesimo governo Andreotti. E allora tutti a parlare di brogli, di portaerei americane nel golfo di Napoli, e i più arditi vagheggiavano con toni da carboneria di un nuovo "Piano Marshall". In questo mondo, bellissimo, sembrava che tutti conoscessero Berlinguer, e che a tutti avesse detto qualcosa di importante e profondo da cabiare il corso delle loro vite. Alcuni avevano il papa appeso in camera, altri l'uomo ragno o superman, Matteo vergari in quinta elementare aveva Sandokan. Quando lo chiesi anche io, mio padre mi regalò un poster di Che Guevara, ed io mi accorsi della differenza solo in terza media. I miei, spesso, si scannavano fino alle due di notte parlando di compromesso storico, di moro, della DC, o delle brigate rosse, e del rinnovo del contratto agli "auto ferro tranvieri", in riunioni con vicini di casa che duravano fino all'alba. Nel 1978 fecero un viaggio a Mosca, e quando tornarono mio padre aveva visto il paradiso terrestre, e mia madre l'nferno. Io stavo li ad ascoltare, e muovevo la testa, profeticamente, da destra a sinistra cercando di capire, carpire e rubare Ogni tanto chiedevo qualcosa, e il più delle volte mi sentivo rispondere "stai zitto e ascolta", e allora tornavo con gli occhi bassi al foglio da disegno, come tutti i bambini. Negli anni, capii che quello "stai zitto e ascolta" era un imprinting, una consuetudine del fare politica nelle sezioni, alle feste dell'unità, nelle case, ovunque. La cosa che sentivo ripetere più spesso infatti era "compagno sbagli, non hai capito" che più o meno è la stessa cosa. E oggi che tutti hanno capito, non trovo nessuno capace di darmi una risposta, e pace. Mio padre faceva il servizio d'ordine alle manifestazioni del Pc, operai e lavoratori, che spesso anche rischiando in prima persona, facevano quadrato fisicamente e non solo, intorno a un partito e al suo segretario, perché poi, al momento opportuno, quando si doveva votare o sfilare o fare volantinaggio notturno con i fascisti nascosti dietro l'angolo, diventavano tutti coesi, uniti, convinti. Una volta lo chiamavano zoccolo duro, oggi per lo più li guardano dall'alto in basso, come quei parenti un po rincoglioniti, che non sai se invitare al cenone di capodanno, perché ti mettono in imbarazzo con le amicizie "bene". Mi ricordo questa manifestazione a Piazza San giovanni allora, avevo forse sette o otto anni, e mio padre riesce a far arrivare me e mia madre fin sotto il palco. Poi mi prende sotto le braccia e mi fa tirare su, fino al podio, dove Berlinguer mi prende in braccio e mi bacia. Mi aveva toccato. Non fui lavato per settimane, e portato in varie sezioni di Roma come un sacro cimelio, mi accarezzavano e mi toccavano, ma di miracoli, nemmeno l'ombra. Quell'abbraccio, quel bacio, è stato è stato il momento più alto della mia vita politica. Tutto questo, prima di vedere la fine del socialismo reale e del comunismo, nascosta li, dietro una salsiccia all'ultima festa dell'unità.
Mio padre, era iscritto alla sezione del Partito Comunista Italiano di Via Fortebraccio una sezione storica di Roma.
Mio padre lavorava all'atac, e anche mia madre. Erano iscritti alla cgil, e allora, attività sindacale e politica, erano assolutamente consuete e intracciate tra loro, per chiunque potesse e volesse fregiarsi del titolo di "lavoratore" e non solo. Ricordo le lunghissime notti passate a via delle Botteghe Oscure, ad aspettare che "Erichetto", nomignolo con cui gli operai e i compagni romani chiamavano Berlinguer, uscisse sul balcone a dare i risultati vincenti, stavolta. Perché il partito, aveva scrutinatori ovunque, un istituto di statistica segretissimo ed efficacissimo, una spektre bolscevica che ci dava vincenti tutte le volte di almeno sei punti, salvo poi scoprire alle otto di mattina, sfatti di sonno e proiezioni, che la DC aveva il 42 per cento dei voti, e che avremmo avuto l'ennesimo governo Andreotti. E allora tutti a parlare di brogli, di portaerei americane nel golfo di Napoli, e i più arditi vagheggiavano con toni da carboneria di un nuovo "Piano Marshall". In questo mondo, bellissimo, sembrava che tutti conoscessero Berlinguer, e che a tutti avesse detto qualcosa di importante e profondo da cabiare il corso delle loro vite. Alcuni avevano il papa appeso in camera, altri l'uomo ragno o superman, Matteo vergari in quinta elementare aveva Sandokan. Quando lo chiesi anche io, mio padre mi regalò un poster di Che Guevara, ed io mi accorsi della differenza solo in terza media. I miei, spesso, si scannavano fino alle due di notte parlando di compromesso storico, di moro, della DC, o delle brigate rosse, e del rinnovo del contratto agli "auto ferro tranvieri", in riunioni con vicini di casa che duravano fino all'alba. Nel 1978 fecero un viaggio a Mosca, e quando tornarono mio padre aveva visto il paradiso terrestre, e mia madre l'nferno. Io stavo li ad ascoltare, e muovevo la testa, profeticamente, da destra a sinistra cercando di capire, carpire e rubare Ogni tanto chiedevo qualcosa, e il più delle volte mi sentivo rispondere "stai zitto e ascolta", e allora tornavo con gli occhi bassi al foglio da disegno, come tutti i bambini. Negli anni, capii che quello "stai zitto e ascolta" era un imprinting, una consuetudine del fare politica nelle sezioni, alle feste dell'unità, nelle case, ovunque. La cosa che sentivo ripetere più spesso infatti era "compagno sbagli, non hai capito" che più o meno è la stessa cosa. E oggi che tutti hanno capito, non trovo nessuno capace di darmi una risposta, e pace. Mio padre faceva il servizio d'ordine alle manifestazioni del Pc, operai e lavoratori, che spesso anche rischiando in prima persona, facevano quadrato fisicamente e non solo, intorno a un partito e al suo segretario, perché poi, al momento opportuno, quando si doveva votare o sfilare o fare volantinaggio notturno con i fascisti nascosti dietro l'angolo, diventavano tutti coesi, uniti, convinti. Una volta lo chiamavano zoccolo duro, oggi per lo più li guardano dall'alto in basso, come quei parenti un po rincoglioniti, che non sai se invitare al cenone di capodanno, perché ti mettono in imbarazzo con le amicizie "bene". Mi ricordo questa manifestazione a Piazza San giovanni allora, avevo forse sette o otto anni, e mio padre riesce a far arrivare me e mia madre fin sotto il palco. Poi mi prende sotto le braccia e mi fa tirare su, fino al podio, dove Berlinguer mi prende in braccio e mi bacia. Mi aveva toccato. Non fui lavato per settimane, e portato in varie sezioni di Roma come un sacro cimelio, mi accarezzavano e mi toccavano, ma di miracoli, nemmeno l'ombra. Quell'abbraccio, quel bacio, è stato è stato il momento più alto della mia vita politica. Tutto questo, prima di vedere la fine del socialismo reale e del comunismo, nascosta li, dietro una salsiccia all'ultima festa dell'unità.
15 Comments:
otto anni.
ecco il particolare che mancava.
poi sarebbe bello sentire raccontare il come, il dove e tutto il resto.
elena: ti scrissi in privato, ma ho deciso che posto anche qua, per sentirmi meno solo, siamo già in due.
l'altra sera su raitre hanno fatto rivedere le immagini dei funerali di berlinguer. il carro funebre che avanzava nel centro di roma, le persone che piangevano composte e provate dal dolore.. se è vero che il momento dell'addio è quello in cui si dovrebbe vedere quanto un uomo è stato amato e ha saputo "costruire", credo che erichetto in quel momento abbia sorriso malinconico. era troppo presto per andare, c'era ancora tanto tanto da fare.
dea
dea: e da dire soprattutto. Quando sento parlre di mancanza di figure di riferimento, mi incazzo. e non tanto perchè non sia vero, ma quanto piuttosto perché questa cosa sembra essere completamente disgiunta dal concetto di "contenuti". Oggi il leader di riferimento, deve essere un trscinatore, un gagà, o qualcuno che scoreggia in diretta tv, così, tanto per rompere gli schemi. Per restare a quel che rimane della sinistra, un personaggio come Massimo D'Alema, se è vero che è stato un leader (almeno quanto non lo è stato veltroni) in temini di dialettica e carisma, è vero anche che è stato assolutamente deficitario in termini di contenuti e innovazione politica. Quel che risulta paradossale, e cortocircuitante, è trovare così obsoleta e impolverata la politica di uomini relativamente giovani, (soprattutto se il parametro è quello della prima repubblica) e così attuali invece pensieri di statisti, scritti un quarto di secolo fa. Questo rende tanto merito a quel modo di fare politica, quanto mostra la pochezza di quello attuale. Perchè se è vero che la "desacralizzazione" del politico, ha portato ad una umanizzazione di figure quasi mitologiche, è verò però che l'idea che la politica potesse essere appannaggio di tutti, ha portato ad un livellamento verso il basso, ad un impoverimento della dialettica politica che non ha eguali nel resto d'europa e temo del mondo. In altri tempi, una persona come la Carfagna, non avrebbe potuto mettere piede in parlamento se non come turista. E il dramma non è che ha mostrato il culo nel calendario pirelli, ma che fondamtalmente, non ha un cazzo da dire e da dare, a questo paese.
è molto bello questo "racconto di vita vissuta" ed è altrettanto bello che i tuoi fin da piccolo ti abbiano reso partecipe delle loro discussioni...trovo fantastico che tuo padre ti abbia regalato un poster di Che Guevara. Mia figlia ha circa otto anni e con mio marito se capita cerchiamo sempre di spiegarle qualcosina di politica e che ci sono certi personaggi come B. ai quali non dovrebbe essere consentito di diventare dei leader.. tantomeno a veline & c. .. rispettabilissime, ma che non credo abbiano molto da insegnarci in termini di politica.
Non fui lavato.... è grandioso
ciao
albafucens: l'unica parte di me che in fondo mi piace, è quella che mi hanno lasciato i miei genitori...
e a giudicare dai tuoi post devono averti trasmesso molto.
Ma credo, loro, ti abbiano fornito le basi dalle quali partire... il resto è frutto sicuramente di un tuo percorso.
Io adoravo sia la Tigre della Malesia (come il mio quasi ocognonimo Matteo) sia il comandante Che (come, inconsapevolmente, te) e li disegnavo continuamente, anche mischiandoli nella figura miracolosa e taumaturgica di Che San Dokano (che aveva poteri trascendenti come i papi e gli Enrichi I, II, III, IV e Berlinguer).
Magari se trovo uno di quei disegni lo metto in rete e ne facciamo un'icona, ché di questi tempi ce ne è sempre bisogno.
aitan: diamine, lo facevo anche io... con questo post ho scoperto un piccolo universo di mondi comuni, anzi no, condivisi.
per aggiungere una nota ottimistica, assai modé in politichetta, mi vien da dire che forse è finita l'epoca dei leader (e per me non è un male, non fosse che la cosa si accompagna all'assensa di pensiero e riflessione "alta") e non resta che "accontentarsi" dei momenti "bassi", quelli che riusciamo a FARE noi. Per chi ancora riesce a fare politica e ne va pure fiero, fiera.
ehi, sono io. tap tap
Scusa non volevo essere anonima. A stare ferme si disimpara.
colleradiletta: concordo con te, sostanzialmente. qualcuno ci riesce ancora, e qualche respiro nuovo ogni tanto arriva anche da sinistra. La Serracchiani per esempio, anche se temo che non farà in tempo a godersi i frutti del suo talento. Mi pare che la spremitura sia bella che cominciata.
p.s.
ti avevo riconosciuto, dal "tap,tap" :)
Commossa. Profondamente.
Non sei solo.
Mio nonno era come tuo padre. Mia nonna non era come tua madre e ha sempre avuto fede. Fede che il comunismo sarebbe trionfato nel mondo. Ottusa cecità. E mi esortò in dialetto, fino a pochi giorni prima di morire, 4 anni fa: Nànouna,(appellativo affettuoso che più o meno significa piccola) mi raccomando, continua a votare PC.
lo stampo e lo faccio leggere in giro.
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