modena
odio cambiare a Bologna, la macchina delle bibite mi fotte il resto tutte le volte, mica per altro. E poi l'acqua gassata mi fa schifo, sa di ruggine, come i binari. Ho il collo alto e la giacca di pelle, come da ricordo, e il parchimetro è rotto. Ti vedo fare punti esclamativi dietro il vapore dei vetri, tra le tende, e se solo salissi ti toccherebbe un po di teatro, che tu la mia paura la capiresti già al citofono o dal paso doble sotto i portici. Poi, Non piangi mica te, è solo il freddo, la cipolla o la nebbia. Eppure sembri tu, senza scuse, pura improvvisazione davanti al caffè. Arrotolare lo scontrino e tirare su, miope per discrezione, tutte le parole che non ti dirò, come la sabbia nella bocca. Pagheremmo il prezzo dell'allegria con un sorso da poco, ti terrei le mani però, da solo, pensando a come sarebbe stato se solo avessimo avuto il cielo basso di questa città a curvarci le spalle e gli sguardi, per lasciarci così, guardandoci la punta delle scarpe e nient'altro, come si conviene ai cattivi viaggiatori. Ma non mi crederesti amore mio, e vorrei dirti che sono solo in doppia fila, e che certi amori sono così piccoli, solo perché non hai trovato parcheggio.
16 Comments:
brrrr
greis
greis.: si copra, su.
...ed io ti invidio per quello che sei capace di scrivere...e per come lo colori e lo stampi...
Alisa
alisa: vezzi da vecchio illustratore...
Anche io sono stato a Modena.
Sono arrivato tardi, come al solito. La pioggia bruiva e lei mi aspettava in macchina. L'aria era tiepida e bagnata, i vetri appannati, lo stomaco stretto. Sceso dal treno, a piccoli passi, esitavo. Forse non viene.
Ricordo che la cercavo con lo sguardo e quando l'ho intravista, un groppo in gola. Ricordo il desiderio di riconoscersi insieme al timore di non conoscersi affatto. E ricordo la mia dipartita, una specie di lama che mi ha tagliato a mezzo.
Un po' come la seconda fila.
Io vedi, hobbs, ho i brividi da condizionali. Quegli strascichi che chiudono i verbi e le azioni e i fatti non fatti e gli atti non agiti che somigliano alle gole cristalline dei futuri possibili.
Avremmo/avremo, saremmo/saremo.
E poi ho quegli altri, di brividi, che mi passano a lama di rasoio gentile sopra la pelle per "copla" della tua scrittura.
Un bacio.
anonimo: la mia somigliava ad un piccolo mal di pancia. Le donne, sanno lasciarti, beate loro.
rita: l'esitazione ha un suo fascino "fonetico" indubbiamente. Poi nella vita invece ti lascia sempre fuori sincrono, e in amore "i tempi" sono tutto, ancora più della passione, del sesso o delle affinità. Più che di un orologio biologico, avremmo bisogno di un cronometro affettivo. Incontentabili.
grazie per lo splendido commento.
"la donne sanno lasciarti"
è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo. :-)
flounder
flounder: se ti dicessi ( e non lo farò) che teoria ho su questo, non credo che mi rivolgeresti più la parola... :)
E, guarda, sfondi una porta aperta, ché non c'è più splendido tra i miei rimpianti di quello legato al tempo. Al tempo e all'età. Al momento e alle occasioni, al tempo che avrebbe... sarebbe... ecco, altri condizionali.
rita: il condizionale condiziona. si chiama così per questo...
L'immagine mi fa venire in mente quando mi citofoni e sorrido :)
Asia
asia: ma tu non ce l'hai il citofono
E' struggente.
Dea
dea: e umido... benvenuta.
Certe storie sono uguali in tutte le città.Indipendentemente da chi dei due non abbia trovato parcheggio.
ma grazie, mi ha commossa
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