una rondine non fa primavera, un pettirosso si
Robert Parkeharrison
frammento numero uno - aprile
non mi vedi, non ancora. Ho sognato un viale alberato di proposito, ho il fiato corto dietro un fusto di tiglio. Da una finestra esce rumore di piatti, una cena, ma non riesco a sentire i profumi, non ancora. Tu cammini con un vestito leggero e una borsa di tela a tracolla, io muovo le labbra, esce solo silenzio. Ora siamo in una libreria, hai sandali di cuoio e i capelli raccolti dietro la nuca, tra i ricci hai un nido di uccelli dal petto rosso. A volte non sembri tu, a volte devo convincermi di questo e guardarti ancora, e ancora. Poi vedo il neo che ti ho disegnato, e so. Allora ti volti, chiudi il libro che hai in mano e sorridi. Tu mi hai visto. Poi mi sveglio.
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono Alice, mi dispiace per l'altra sera. ma dove sei? chiamami."
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono il Dottor Krandall. ho in mano il tuo tracciato, non risultano anomalie, non sembri avere nessun disturbo del sonno.noi ci vediamo la prossima settimana, martedì alle cinque"
frammento numero due - maggio
parliamo a lungo, siamo seduti su un grosso tronco sul bordo di un fiume. Sembri tu, a volte solo un po più giovane, altre volte hai guance di bambina. La voce è sempre quella, quella che soffiavi nel bisbigli. Il vento è solo aria tiepida soffiata da destra. Tu hai una matita e un blocco con pochi fogli, schizzi un ritratto a memoria, è un uomo di tre quarti, sembro io, almeno per un po. Lasci le luci al bianco della carta, ti volti a guardarmi, hai dodici anni, poi di nuovo trenta. Mi chiedi come ti ho trovato, ti rispondo, mentre i tuoi capelli diventano più lunghi, che era l'ultimo posto rimasto, dopo aver guardato nell'armadio, dietro la porta, sotto il letto e in tutto il poco che restava della mia vita. Poi mi sveglio.
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono la mamma. Sono due settimane che non ti fai sentire, ti sei dimenticato il compleanno di tuo padre, sai quanto ci tenga. Quando vieni ti faccio le polpette. Quando vieni?"
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono Alice, non capisco cosa succede, ho bisogno di parlarti. Per favore"
frammento numero tre - giugno
stavolta hai una giacca di velluto verde. Non è un appuntamento, ti trovo dove devo trovarti. Sei già li, o forse, come è più probabile mi trovi tu. Non riesco a sentire i sapori, non ancora, ma tu hai un buonissimo odore, come sempre. Ingoio comunque il bicchiere di latte caldo, e faccio quel giochino da equilibrista con la zuccheriera che ti faceva ridere. Ti muovi come fossi nell'acqua, ti dico "dobbiamo smetterla di vederci così" ridi ancora, e ti sposti una ciocca di corvo dietro l'orecchio, l'uccello con il petto rosso vola via: "c'è un altro modo?" dici. No, non c'è.
Un tavolo più in la le cose cambiano forma, la neve diventa sangue, il tuo cappotto ora è una camicia a fiori, sulle tue mani da telegrafista è apparso un anello, Roma si scioglie. Sembriamo non accorgercene. Poi mi sveglio.
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono Mr. Groove, mi dispiace dirtelo Paul, ma ho dovuto sostituirti. Sono sei settimane che ti cerco. Puoi passare a prendere quello che ti spetta. Martha ha la tua busta paga e la liquidazione in segreteria...mi dispiace Paul"
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono il Dottor Krandall. Non sei più venuto alle sedute, volevo ricordarti di dimezzare il dosaggio delle gocce. Dobbiamo andare a scalare nei prossimi due mesi. Fatti vivo"
frammento numero quattro - agosto
non riesco a toccarti. Non ancora, dici tu. La tua saliva sa di acqua, come sempre. Ed è per questo che il tuo amore metteva sete. siamo in una stanza verde chiaro, tu hai appena disegnato una finestra su una parete bianca di stucco e gesso. Fuori c'è un pezzo di Sicilia, uno spicchio d'isola, dovrebbe essere sera, lo dicono i grilli e le luci delle case. Tu allarghi le gambe alzando il vestito di lino, sei bianca come non ricordavo, io rovescio gli occhi al soffitto e spingo tutto quello che ho trattenuto nella gola e nei reni. L'amore tra le gambe è una stanza al contrario. Mentre mi tieni stretto nei fianchi mi parli nelle orecchie, e allora ingoio il sale dei sogni. Sono parole che non conosco, ma sono per me, ed è tutto quello che ho. Ora ridi su un fianco, devo indovinare cosa scrivi con le unghie sulla mia schiena. Indovino, e non mi sveglio più.
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico"
non mi vedi, non ancora. Ho sognato un viale alberato di proposito, ho il fiato corto dietro un fusto di tiglio. Da una finestra esce rumore di piatti, una cena, ma non riesco a sentire i profumi, non ancora. Tu cammini con un vestito leggero e una borsa di tela a tracolla, io muovo le labbra, esce solo silenzio. Ora siamo in una libreria, hai sandali di cuoio e i capelli raccolti dietro la nuca, tra i ricci hai un nido di uccelli dal petto rosso. A volte non sembri tu, a volte devo convincermi di questo e guardarti ancora, e ancora. Poi vedo il neo che ti ho disegnato, e so. Allora ti volti, chiudi il libro che hai in mano e sorridi. Tu mi hai visto. Poi mi sveglio.
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono Alice, mi dispiace per l'altra sera. ma dove sei? chiamami."
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono il Dottor Krandall. ho in mano il tuo tracciato, non risultano anomalie, non sembri avere nessun disturbo del sonno.noi ci vediamo la prossima settimana, martedì alle cinque"
frammento numero due - maggio
parliamo a lungo, siamo seduti su un grosso tronco sul bordo di un fiume. Sembri tu, a volte solo un po più giovane, altre volte hai guance di bambina. La voce è sempre quella, quella che soffiavi nel bisbigli. Il vento è solo aria tiepida soffiata da destra. Tu hai una matita e un blocco con pochi fogli, schizzi un ritratto a memoria, è un uomo di tre quarti, sembro io, almeno per un po. Lasci le luci al bianco della carta, ti volti a guardarmi, hai dodici anni, poi di nuovo trenta. Mi chiedi come ti ho trovato, ti rispondo, mentre i tuoi capelli diventano più lunghi, che era l'ultimo posto rimasto, dopo aver guardato nell'armadio, dietro la porta, sotto il letto e in tutto il poco che restava della mia vita. Poi mi sveglio.
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono la mamma. Sono due settimane che non ti fai sentire, ti sei dimenticato il compleanno di tuo padre, sai quanto ci tenga. Quando vieni ti faccio le polpette. Quando vieni?"
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono Alice, non capisco cosa succede, ho bisogno di parlarti. Per favore"
frammento numero tre - giugno
stavolta hai una giacca di velluto verde. Non è un appuntamento, ti trovo dove devo trovarti. Sei già li, o forse, come è più probabile mi trovi tu. Non riesco a sentire i sapori, non ancora, ma tu hai un buonissimo odore, come sempre. Ingoio comunque il bicchiere di latte caldo, e faccio quel giochino da equilibrista con la zuccheriera che ti faceva ridere. Ti muovi come fossi nell'acqua, ti dico "dobbiamo smetterla di vederci così" ridi ancora, e ti sposti una ciocca di corvo dietro l'orecchio, l'uccello con il petto rosso vola via: "c'è un altro modo?" dici. No, non c'è.
Un tavolo più in la le cose cambiano forma, la neve diventa sangue, il tuo cappotto ora è una camicia a fiori, sulle tue mani da telegrafista è apparso un anello, Roma si scioglie. Sembriamo non accorgercene. Poi mi sveglio.
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono Mr. Groove, mi dispiace dirtelo Paul, ma ho dovuto sostituirti. Sono sei settimane che ti cerco. Puoi passare a prendere quello che ti spetta. Martha ha la tua busta paga e la liquidazione in segreteria...mi dispiace Paul"
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico: Paul, sono il Dottor Krandall. Non sei più venuto alle sedute, volevo ricordarti di dimezzare il dosaggio delle gocce. Dobbiamo andare a scalare nei prossimi due mesi. Fatti vivo"
frammento numero quattro - agosto
non riesco a toccarti. Non ancora, dici tu. La tua saliva sa di acqua, come sempre. Ed è per questo che il tuo amore metteva sete. siamo in una stanza verde chiaro, tu hai appena disegnato una finestra su una parete bianca di stucco e gesso. Fuori c'è un pezzo di Sicilia, uno spicchio d'isola, dovrebbe essere sera, lo dicono i grilli e le luci delle case. Tu allarghi le gambe alzando il vestito di lino, sei bianca come non ricordavo, io rovescio gli occhi al soffitto e spingo tutto quello che ho trattenuto nella gola e nei reni. L'amore tra le gambe è una stanza al contrario. Mentre mi tieni stretto nei fianchi mi parli nelle orecchie, e allora ingoio il sale dei sogni. Sono parole che non conosco, ma sono per me, ed è tutto quello che ho. Ora ridi su un fianco, devo indovinare cosa scrivi con le unghie sulla mia schiena. Indovino, e non mi sveglio più.
"non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico"
29 Comments:
stupendo. che altro dirti?
che in ogni racconto mi ci ritrovo sempre un po'. questa volta ero il pettirosso.
O[h]!
la o è uno stupore circonflesso.
un cerchio che cattura le parole e le tiene in ostaggio al centro della bocca.
se non è meraviglia questa...
giovanna: e mi sa che non sei la sola... :) grazie, grazie.
elena: lo stupore è il mio, te lo assicuro, dovresti vedermi adesso...
ti abbraccio.
Lo sfondo di questo post è come fosse uno splendido disegno, ben delineato, rifinito che mette a nudo chi sa cogliere quello che c'è da vedere...
e non è facile "VEDERE", e tu ci riesci sempre a vedere...
un bacio
Niobe
doveva finire così.
ma certo.
niobe: e ci sono matite in effetti, qua e la. oggetti che della mia vita fanno parte da che ho memoria. è che faccio un mestiere dove mi serve guardare... ( ma vedere forse è un altra cosa, dicono)
amelia: a costo di sembrare banali...
tu sai già tutto.
delle lacrime, del saper toccare dentro, di certe spine e di certe carezze.
e del bene che ti voglio, non te lo dirò mai abbastanza.
freesia
non so dire, e non sapendo come fare per dire quel che non so dire, non dico. anche perché che te lo dico a fare.
greis
freesia: in un'altra vita, devi essere stata me. o viceversa.
ti abbraccio.
greis: come a di': "se semo capiti"
ma
che
meraviglia.
misiasays
misiasays: ti ringrazio molto. perchè tengo a questo strano pezzo, più che ad altri...
un bacio.
è un bellissimo post, emozionante e molto intenso, e questo tuo rimembrare .. tra veglia e realtà cattura.
Il racconto si articola in quattro mesi, 4 spazi temporali, ma la sensazione che mi arriva
.. è come se tutto si svolgesse in una sola notte .. in un'unico attimo infinitesimo in cui tutto è come sospeso.. immobile ..e dove le immagini in bianco e nero si muovono al rallentatore ..
l'ultimo pezzo poi,mi lascia senza parole, tant'è bello.
ciao
albafucens: si, in fondo è così. una onirica rincorsa a qualcosa che si è amato, la ricerca in un "altrove" di un qualcosa che si desidera al di sopra di qualsiasi altra, e che si crede di non avere o di non poter avere più. nei sogni, davvero, una vita può durare una manciata di secondi...
Emozionante e magistralmente strutturato questo tuo ennesimo colpo al cuore del lettore.
Great, as usual.
signor h.,mi mancava tanto leggerti.ho abbandonato tutto e come quasi sempre accade, si sente la differenza. sono felice di avere avuto l'illuminazione di tornare qua, questa sera. :)
m.
bestiario
aitan: Gracias! e il primo lo ha dato al mio, spesso so come cominciano le storielle che scrivo, ma quasi mai come vanno a finire...
Blu: e bentornato!
marika: e sei mancata molto anche tu, (sappilo( è una gioia riaverti qui.
Non resistetti. Gli ultimi 2 li linkai sul mio feisbuc... ;)
E'... è... è tua, hobbs. Questa scrittura è la tua scrittura, hobbs; con il pennino intinto nel calamaio del petto di un pettirosso. Inchiostro rosso, dentro un sogno in bianco e nero. Nero. Dissolvenza. stop. Non so trovare un complimento migliore che dirti, che ...è... è tua, hobbs. Questa scrittura è la tua scrittura, hobbs.
signor a, io mi libererei, ma non hai bisogno di miei consiglio in questo senso, del complesso della banalità. è tutto così semplice.
rita: riconoscibilità, sarebbe il più grande dei doni, ed è il più bello dei complimenti. e come faccio a ringraziarti adesso? ti abbraccio intanto...
amelia: dei tuoi, sempre e comunque.
tengo moltissimo a questo pezzo, l'ho letto ormai non so quante volte.
sarà che mi sento come chiusa in un bozzolo e non riesco ora ad essere toccata, néraggiunta, sarà il senso di circolarità.
non lo so.
mi manco.
flò: Ci tengo molto anche io, forse per motivi diversi dai tuoi. e poi c'è la circolarità, queste storie ad anello mi portano sempre dove vorrei essere e dove non sono. Forse, è solo l'umano bisogno di una persona (come me) che vive voltata di spalle, e che alla fine del cerchio si trova suo malgrado almeno una volta a guardare davanti. Ho tra le mani qualcosa di tuo da molto tempo, qualcosa a cui forse questo pezzo e magari anche altri devono almeno in parte il loro esistere. appena trovo il coraggio, e la forza di alzarmi te la mando. Manchi anche a me, e siamo già in due.
Forse la cosa che più mi affascina e m'incatena ogni volta, è l'ineluttabile catarsi che sai descrivere MAGISTRALMENTE. La morte come purificazione da ogni male della vita, Comunque amata malgrado il tribolio, ma mai quanto l'Amore vero per Lei. Tanto ceh ti ci perdi dentro, ogni volta, fino a morirne. Appunto.
Bellissimo e tenero. E doloroso.
silvia: un poco è vero, anche nello scriverlo, e nel rileggerlo, come spesso faccio. E se il sogno, al di la delle interpretazioni freudiane, fosse un rifugio? buona domenica.
era un po' che non osavo passare di qui. poi ho provato.
ho setacciato questi nuovi quadri che hanno il sapore delle fragole di giugno, quelle mature e saporose.
Mi mancavano le tue parole. le ho abbracciate una per una. con grande emozione.
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