amelia
atterrare, è la più grande delle miserie umane.
forse era per via della malattia. una forma degenerativa del cristallino, oppure per quella volta in cui il bicchiere andò in pezzi e qualche scheggia di vetro doveva essersi incastrata nella retina, creando quell'effetto caleidoscopio. Il medico degli occhi, per tenerla buona, le dava delle caramelle al ribes che fanno le bolle dentro, allora lei parlava volentieri con il teschio appoggiato tra "anatomia comparata" e "alice nel paese delle quisquilie" di come scartare i pacchi senza strappare la carta, e di come scaldare aerei di carta alitando sulla carlinga a quadretti con i numeri stinti. Non è che dicesse bugie, non proprio. Vedeva delle cose, ecco. L'orso di pezza era ballerino per esempio, per via del diabete sapete, lui diceva che non potendo cedere al miele, trova irresistibili alcuni accordi maggiori del ragtime, e allora ballava, e fanculo agli zuccheri. Insomma, ballare e pettinare lana di vetro, questo le piaceva assai, e trovare vecchia carta velina nei cassetti da incollare alle ali delle mosche. A volte se il tempo era buono, si poteva pescare nella vasca da bagno, non quando nuvole scure si addensavano dietro lo specchio, macchiato di rame verde e mercurio. Per arrivarci, servivano due libri di figure mai letti, o sbattere le braccia. Un giovedì, la donna che l'accompagnava a scuola tenendola per mano, e che con qualche perplessità avrebbe dovuto chiamare mamma, le disse che era una gran fortuna non arrivarci allo specchio, e che il giorno in cui fosse accaduto non avrebbe visto quello che era, ma quello che era diventata, e che quasi mai le due cose coincidono, a meno che non si sia diventati pazzi o ciechi. Il medico degli acciacchi picchiettava poco sotto il ginocchio, e la gamba non ne voleva sapere di passeggiare, non di giorno almeno, per contro le batteva un occhio, quello verde. Dopo le visite, a casa, allargare il buco in una coperta con il dito pareva irresistibile, guardarci dentro poi, non ne parliamo, arrivava il calore del respiro del sonno e si potevano vedere le ombre di certi sogni o le lettere delle parole e persino le mappe del cielo. E poi, sotto le coperte si poteva camminare scalzi, e che ci fossero erba o sale marino, non faceva nessuna differenza, cosi come tenere gli scarafaggi nella scatola dei formaggini con una foglia di insalata. Si potevano anche spostare le lancette degli orologi in posti introvabili, minuti persi pensava lei, ma questo dava un senso al tempo, e lui, il più delle volte ringraziava. Il medico dei sogni la fece stendere su un lettino, poi gli porse un piccolo specchio rotondo. Lei, avrebbe potuto parlargli dei giochi di legno per esempio, del fatto che sono cose a sangue caldo, o anche di quanto le piacesse succhiare di nascosto i dadi da brodo di giuggiole, ma niente.Poi, voltò lo specchio verso il medico dei sogni. Forse era per via della malattia, oppure per le schegge del bicchiere in pezzi, ma, lei guardò le foto degli aerei alle pareti senza parlare, e lui si addormentò per sempre, malgrado il vento nei capelli bianchi.
forse era per via della malattia. una forma degenerativa del cristallino, oppure per quella volta in cui il bicchiere andò in pezzi e qualche scheggia di vetro doveva essersi incastrata nella retina, creando quell'effetto caleidoscopio. Il medico degli occhi, per tenerla buona, le dava delle caramelle al ribes che fanno le bolle dentro, allora lei parlava volentieri con il teschio appoggiato tra "anatomia comparata" e "alice nel paese delle quisquilie" di come scartare i pacchi senza strappare la carta, e di come scaldare aerei di carta alitando sulla carlinga a quadretti con i numeri stinti. Non è che dicesse bugie, non proprio. Vedeva delle cose, ecco. L'orso di pezza era ballerino per esempio, per via del diabete sapete, lui diceva che non potendo cedere al miele, trova irresistibili alcuni accordi maggiori del ragtime, e allora ballava, e fanculo agli zuccheri. Insomma, ballare e pettinare lana di vetro, questo le piaceva assai, e trovare vecchia carta velina nei cassetti da incollare alle ali delle mosche. A volte se il tempo era buono, si poteva pescare nella vasca da bagno, non quando nuvole scure si addensavano dietro lo specchio, macchiato di rame verde e mercurio. Per arrivarci, servivano due libri di figure mai letti, o sbattere le braccia. Un giovedì, la donna che l'accompagnava a scuola tenendola per mano, e che con qualche perplessità avrebbe dovuto chiamare mamma, le disse che era una gran fortuna non arrivarci allo specchio, e che il giorno in cui fosse accaduto non avrebbe visto quello che era, ma quello che era diventata, e che quasi mai le due cose coincidono, a meno che non si sia diventati pazzi o ciechi. Il medico degli acciacchi picchiettava poco sotto il ginocchio, e la gamba non ne voleva sapere di passeggiare, non di giorno almeno, per contro le batteva un occhio, quello verde. Dopo le visite, a casa, allargare il buco in una coperta con il dito pareva irresistibile, guardarci dentro poi, non ne parliamo, arrivava il calore del respiro del sonno e si potevano vedere le ombre di certi sogni o le lettere delle parole e persino le mappe del cielo. E poi, sotto le coperte si poteva camminare scalzi, e che ci fossero erba o sale marino, non faceva nessuna differenza, cosi come tenere gli scarafaggi nella scatola dei formaggini con una foglia di insalata. Si potevano anche spostare le lancette degli orologi in posti introvabili, minuti persi pensava lei, ma questo dava un senso al tempo, e lui, il più delle volte ringraziava. Il medico dei sogni la fece stendere su un lettino, poi gli porse un piccolo specchio rotondo. Lei, avrebbe potuto parlargli dei giochi di legno per esempio, del fatto che sono cose a sangue caldo, o anche di quanto le piacesse succhiare di nascosto i dadi da brodo di giuggiole, ma niente.Poi, voltò lo specchio verso il medico dei sogni. Forse era per via della malattia, oppure per le schegge del bicchiere in pezzi, ma, lei guardò le foto degli aerei alle pareti senza parlare, e lui si addormentò per sempre, malgrado il vento nei capelli bianchi.
12 Comments:
Già, e l'atterraggio è anche il momento più pericoloso, lo sanno tutti. Dopo il decollo.
Il medico degli occhi.
Il medico degli acciacchi.
Il medico dei sogni.
E uno specchio a cui non arriva e un altro che sa far vivere e far morire.
E comunque Amelia è un nome bellissimo. Mia zia si chiamava Amelia, aveva solo tre dita.
E tu quante ne hai per scrivere in questo modo? :-)
Specchiarsi in certi occhi- caleidoscopio costringe a sognare.. e a guarire da certe ferite.
Questa bambina è poesia..
amoilmare
è vero...atterrare, è la più grande delle miserie umane....
quando a farlo è la nostra fantasia significa che nn abbiamo più niente da dire....
ma per fortuna qui da te non si corre questo rischio....;)
un abbraccio
Alpan
Come dire : cazzo. Ma anche come non dirlo e si capisce lo stesso. Bravo. Bello. Bene.
mi pare di stare in una spercie di calidoscopio. oppure in un trenino delle montagne russe insieme a te, mrka e ameliauan.
che poi, a pensarci bene, ma quanto mi piacerebbe una cena cosìì, tutteqquattro (o anche tre contro uno, dipende da come si guarda alla formazione)
daniela: si, molto bello, io adoro anche camilla e alice, e anche greta.
p.s.
di dita ne avrei dieci, ma quando scrivo ne uso solo due...:)
amoilmare: si, forse lo è, anche se sembra una fiaba.
alpan: fino ad esaurimento scorte...
medioborghesi: e che dire, grazie. Ho visto il tuo blog, molto interessante.
flounder: si, sarebbe bellissimo, mi sembrerebbe di completare un puzzle, vedere le altre parti di me. quelle che vorrei, che mancano.
signor hobbs,
lei sa parlare delle donne. e per un uomo, lasci che glielo dichi, è cosa rara.
cordialità
misiasays
p.s. qui : http://www.youtube.com/watch?v=N6d2RG2Rl64
un'altra amelia...
non volevo commentare. ma proprio per inadeguatezza. ed emozione.
amelia
sarà anche la più grande delle miserie umane l'atterrare
ma significa che si è volato
e che si può volare
e che si volerà
te lo auguro
free
misiasays: mia cara, lei ha fatto centro con il link, più di chiunque altro. E' una storia straordinaria quella. ora forse la stupirò,
ma il mio non capire le donne sfocia spesso nella misoginia, si immagini lei...
amelia: il post porta il tuo nome, eri già qui molto prima di commentare.
free: decubertiano e un po consolatorio. Non ci sto. Un abbraccio...
hobbs, hai fatto un ritratto con dei colori che non si possono comprare in nessun negozio. sono solo tuoi.
marikabestiario
marika: e tu li conosci tutti, uno per uno.
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