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lunedì, gennaio 18, 2021
[ natale di seconda mano ]
Era la sera di Natale di quell’anno lì. Quello che nessuno osa nominare. Quello di merda, per intenderci. Mentre eravamo seduti a tavola, mesti, ma comunque motivati nel fare razzia di ogni ben di Dio commestibile e non, qualcuno suonò al citofono. Mio padre allora posò la forchetta nel piatto, si alzò e con il consueto garbo disse:
«E mo chi cazzo è quest’ora? Sarà mica il corriere amazon?» Poi prese la cornetta e disse:
«Sì, chi è?»
«Io»
«Io chi scusi?»
«Io, io»
«Senti se sei quello del quarto piano, ti ho già detto che le infiltrazioni non vengono da me ma da Pansacchi dell’interno dieci, che quello ci ha tre bagni! Ma poi ti pare l’ora di rompere i coglioni la sera di Natale?»
«Ma no, guardi, c’è un equivoco. Sono io, Babbo Natale»
«Babbo chi?»
«Natale»
«Cos’è uno scherzo del cazzo?»
«Ma no, apra che porto su i regali»
«Ma sono le otto, che orario sarebbe?»
«Eh, ma quest’anno con il nuovo DPCM il Natale è stato anticipato di tre ore, non lo sapeva?»
«No. Qui nessuno ci ha detto niente. Ma ora noi siamo a tavola, se lei entra con i regali ci rovina tutta la sorpresa, senza contare che mi si freddano le frittelle di broccolo»
«Sì, capisco, ma guardi è un momento difficile, non sa il casino che ho dovuto mettere in piedi per passare da una regione all’altra, i permessi, le autocertificazioni, lasciamo stare. Allora, mi apre adesso?»
«E ai bambini cosa dico?»
«Ah, già. Beh, dica quello che dicono tutti»
«E cioè?»
«Che babbo Natale non esiste. Ora sarebbe così gentile da aprire il portone che mi sto cagando sotto dal freddo?»
«Ma come freddo? Ma non vive in Lapponia lei?»
«Ma quale Lapponia, io ho il laboratorio vicino Macerata. Comunque io qui nel sacco c’ho un dolce forno, l’allegro chirurgo e forza quattro, apra ‘sto portone su’»
«Ma che è in ritardo con la consegna del 1976?»
«No, è che ho tutti gli gnomi in smart working e non ha idea di che cazzo di regali sono usciti fuori. Ma mi apre o no?»
«Ma che apro e apro! Mio figlio ha chiesto la playstation 5 e mi presento con l’allegro chirurgo?»
«Guardi le dico solo che uno di Pizzo Calabro aveva chiesto un iPad e gli è arrivato il libro di Bruno Vespa. A lei non è andata poi così male in fondo. Ora apra o do i suoi regali all’orfanotrofio di Gualdo Tadino»
Quando mio padre aprì la porta, sul pianerottolo, non c’era nessuno. Allora raccolse i pacchi appoggiati sullo zerbino e li portò dentro. Io e mia sorella dopo un iniziale smarrimento fatto di pianti isterici e crisi epilettiche a scopo punitivo, ci rassegnammo e passammo la serata giocando a forza quattro, tirando fuori femori di plastica dalla gamba del tizio sorridente dell’allegro chirurgo e cuocendo deformi crostatine con la marmellata. Fu
divertente
in fondo. Mio padre, invece, continuò a ripetere per tutta le feste che più ci pensava e più si convinceva che Babbo Natale aveva la voce spiccicata a quella di Pansacchi dell’interno 10
Guardarsi sempre dai Pensacchi
RispondiEliminaGli gnomi in smart working è tanta roba. E' sempre un piacere leggerti. Buon anno anche se in ritardo. Non sono parente di Pansacchi. Giuro
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