UNO
Stare con la testa appoggiata allo sportello del forno aperto è scomodissimo, e quindi no, che io già ci ho la cervicale e poi mi viene il mal di testa. Il Gas puzza comunque, e costa pure. Di gettarmi nel vuoto non ne ho punto voglia, soffro di vertigini, poi ci vuole troppo coraggio. La pistola mi sporca tutta la parete che l’ho appena fatta imbiancare e quindi direi di no, ma, cioè, la cosa in qualche modo la devo affrontare, trovare un modo decente, magari i barbiturici come le grandi dive, eh? Che ne dite? Comunque il fatto è che la depressione non conosce stagioni, gli amici si. Chiamo Paolo mentre sto in piedi sullo sgabello e cerco di sistemare alla bene e meglio la corda al gancio del lampadario calcolando le misure giuste per non sfracellarmi al suolo inutilmente:
-Pa’ sono io, avevo bisogno di parlarti, ci vediamo?
-No ciccio, sto a Ginostra e stiamo scappando con un gommone che il vulcano è attivo e non voglio fare la fine di quei tizi a Pompei fermi come statue.
-Si, capisco, è che è un momentaccio sai, il lato oscuro che prende il sopravvento, presagi oscuri, non so se hai presente, sto pensando a gesti estremi e mi scade anche l’assicurazione della panda.
-Ciccio, te il lato oscuro non ce l’hai, senza contare che alla luce di quello chiaro non vedi un cazzo lo stesso, se vuoi fare la fine di Jim Morrison o di Hendrix devi almeno prima farti una pera, e te non ti sei mai fatto manco una canna in vita tua. Questo è il solito cambio di stagione dammi retta, tu soffri le mezze stagioni e le mezze porzioni, quindi fa una cosa, fatti una frittura di pesce a Nettuno e una femmina anche, che sarebbe meglio. Mo ti saluto che piovono lapilli che è una bellezza.
Mentre progetto di tagliarmi le vene in una vasca con acqua e ghiaccio, prendo in mano il telefonino e faccio il numero di Simona, l’amica di sempre, nella speranza di un’ultima calda spiaggia amichevole e salvifica.
-Simo, ciao sono io, senti perché stasera non ci prendiamo qualcosa? Sai sto un po’ giù, ho ricominciato ad oliare la pistola e a parlare con le foto della mia ex che ha sposato un proctologo tre settimane dopo avermi lasciato.
-Scusami ciccio ma non posso, sono a Porto Ercole e sto scegliendo delle infradito per la festa in piscina di stasera e sono indecisissima tra un rosa e un carta da zucchero, ma il rosa mi sbatte un po’, magari potrei metterne una di un colore e una di un altro, che ne dici? E poi qui fa quarantadue gradi all’ombra.
-Anche qui Simo. Sto male.
-Si, ma te hai l’aria condizionata, io qui il massimo che posso fare è un bagno a largo, non ti lamentare. Poi te l’ho detto migliaia di volte, questa cosa della tua ex non è amore, è una malattia, te non stai male, te vuoi stare male, capisci la sottile differenza? Lo dice anche il mio psicologo, dopo tre anni non è amore, è patologia.
-Quindi?
-Quindi vai in analisi! Te lo dico da una vita.
-Simo, Tu vai in analisi da dodici anni e gli lasci 90 euro a seduta eppure continui a fare l’amante di un uomo sposato. Piuttosto, vi vedete questa estate?
-No, sai, il bambino ancora non è pronto…
-Ma se suo figlio ha 35 anni.
-Che c’entra, certi traumi non si superano facilmente, e tu lo sai bene… bell’amico che sei invece di supportarmi mi ferisci gratuitamente. Vado a farmi un bagno, te divertirti eh.
-Grazie Sì, mi sei stata molto utile.
Mentre attacco il telefono stappo la vasca che ormai aveva cominciato a traboccare, ripongo le lamette nell’astuccio del rasoio e penso che senza gli amici non saremmo niente, barchette senz’ancora in un mare in tempesta, viaggiatori senza bussola. Avere punti di riferimento ci rimette sulla giusta rotta, sempre. Guardo il display del telefono e faccio un numero:
-Pronto? Gino al porto? Vorrei prenotare un tavolo per stasera se possibile, si, si per due, otto e mezza, perfetto.
Mentre pregusto la frittura di pesce e il vino bianco gelato, apro il giornale di lunedì e comincio la ricerca dell’altra metà del tavolo da: Samantha, 35 anni, capelli rossi, massima pulizia, no perditempo...
😁
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