Pagine

martedì, ottobre 22, 2019

[ senza prelavaggio ]




Faccio un paio di lavatrici a settimana, la mia lavatrice sta proprio davanti alla tazza del cesso, tanto per darvi delle coordinate sulla scena a cui state per assistere. Mentre me ne sto comodamente seduto coi gomiti piantati sulle cosce, cercando di tirar fuori qualcosa di buono da questa mattinata, mi casca l’occhio sul cestello che gira, su un vortice schiumoso di mutande, calzini spaiati e bucati sull’alluce e Kleenex dimenticati nelle tasche che fanno una strana neve ipnotica e stoppacciosa. Lo squillo dello smartphone arriva da lontano, ovattato, vedo allora la tua faccia apparire sul display e girare in mezzo ai miei panni sporchi, è una foto di un paio di anni fa, eravamo a Favignana mi pare, che poi fu una vacanza di merda perché tu volevi un figlio da chiunque e io lo volevo da te, tra l’altro. Ma comunque sto lì a fissare il tuo nome palindromo e la tua suoneria personalizzata con quel pianista che scimmiotta Michael Nyman che non sopporto, fluttuare nella schiuma del mio sapone in pasticche comprato a metà prezzo dal cinese all’angolo. Ti vedo nitidamente affogare tra le mie cose più intime e sporche, proprio tu, che sei un'igienista patologica e che i rapporti orali ti fanno schifo. Proprio tu che arrivi a fare anche venticinque squilli se non ti rispondo. Proprio tu che ieri sera volevi “Parlare” e io mezzo morto di sonno t’ho detto “Domani. Proprio tu che ora scompari nel buio di una mia maglietta blu con scritto sopra “I Love Bitonto”. E io così, con i boxer alle caviglie, stitico e solo, che assisto impotente alla fine annacquata del nostro amore e del mio telefonino da trecento euro che ho dimenticato nei miei jeans del cazzo.

3 commenti:

commentato addosso da