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giovedì, novembre 21, 2019

[ Il circolo degli onanisti ]





In quel periodo le partite dei mondiali erano ancora in bianco e nero e quell’anno, mi pare che si giocasse in un paese dove c’era una dittatura, o così almeno diceva mio padre. L’eroe della bola si chiamava Mario Kempes, e alcuni di noi, in quella strana estate giocavano in mezzo alla strada e nei campi di periferia con la sua maglia numero nove addosso. I gelati costavano duecento lire, nelle patatine c’erano le sorprese e nelle pizzerie al sabato sera, la bevanda più desiderata era birra e gazzosa. Poi ricordo anche che quell’anno avevano rapito e giustiziato Aldo Moro e che i posti di blocco erano più numerosi dei semafori, anche se io, figlio di un carabiniere, ero molto orgoglioso quando vedevo mio padre mostrare il tesserino dal vetro abbassato della sua Fiat 850 verde acqua, sentendosi rispondere dall’agente di turno, prontamente sull’attenti: “Mi scusi maresciallo Caponegro, vada pure.” Agitando la paletta nel vuoto. In quel periodo della mia vita credevo che il grado di maresciallo fosse appena sotto quello di generale d’armata, ma era il tempo lontano in cui mio padre era ancora un eroe, molto prima che cambiasse tutto. Quell’anno inoltre, alla radio davano senza sosta né pietà "Pensiero stupendo" di Patty Pravo, che noi tutti chiamavamo Patty Bravo, però. Ma non era questo che volevo raccontarvi.

Dunque, facciamo due conti: “Caballero” costava tremila lire, molto meno di “Le Ore” quindi, ma soprattutto era più piccolo e lo potevi nascondere meglio, e dunque compravamo sempre quello, che i giornaletti zozzi, all'occorenza, li dovevi nascondere ovunque, sotto il letto, dietro l'armadio, in fondo a un cassetto. Una volta uno, e vai a sapere perché, lo infilai dentro l'album delle foto del matrimonio dei miei, e come spesso mi capitava allora, me ne dimenticai. Un pomeriggio la signora Nardini, una povera vedova che non ci vedeva bene da un occhio e che per pagarsi le bollette faceva orribili maglioni ai ferri, come ogni giovedì pomeriggio salì per il caffè, e mia madre, per qualche misterioso motivo tirò fuori l’album cominciando a sfogliarlo, mostrandolo orgogliosissima alla vittima ignara, che tra un gridolino di ammirazione e un moto trattenuto di commozione, diceva a mia madre: "Ma che bella coppia che siete..." sputando briciole di biscotto nell’aria. Poi, subito dopo una foto in cui mio padre e mia madre bevono incrociando i calici, apparì dal nulla un tizio di colore vestito da poliziotto intento in una perquisizione da tergo ad una poveretta ammanettata a un palo della luce, agitando una cosa scura e lucida che gli arrivava al ginocchio e che ricordava vagamente uno sfollagente. La signora Nardini fissò mia madre con la tazzina che tremava come un budino, poi rantolò leggermente e andò giù, gambe all'aria, con le zollette il piattino in frantumi e tutto il resto. Durante l’interrogatorio che ne segì, dissi di non saperne nulla con aria innocente arrivando quasi fino alle lacrime. E mia madre mi credette, prendendosela con mio padre che chiamò affettuosamente " Il porco" per una quindicina di giorni buoni, almeno finché non fui scoperto a nascondere un numero di Orgasmi Selvaggi nella custodia di una chitarra. Bei tempi.

Comunque, il nostro gruppetto di pre adolescenti con gli ormoni fuori controllo detto “Il circolo degli onanisti” faceva la colletta e poi tirava a sorte per decidere chi dovesse andare all'edicola di largo Guberti , ma siccome la conta era ignobilmente truccata, finiva che toccava sempre a Bruno, che siccome non ci aveva mai una lira da mettere, doveva in qualche modo pagare pegno. Bruno era figlio di un ferroviere, sua madre era morta di parto subito dopo la nascita di sua sorella Ada. Bruno aveva una faccia rotonda e fessa accentuata da una sfumatura di capelli sulla nuca che lasciava il collo esposto ad ogni genere di abuso. Andava all'edicola chiuso in un cappotto del padre lungo fino alle caviglie, anche d'estate, roba che manco un maniaco sessuale. La tecnica era collaudatissima, si avvicinava al chiosco con fare circospetto e guardandosi intorno come se qualcuno lo stesse seguendo, poi, dopo aver osservato con ostentata indifferenza le riviste esposte, per rompere il ghiaccio chiedeva a Nestore l'edicolante, l'almanacco di paperino e solamente dopo, in seconda battuta, sussurrava come uno spacciatore: "...e Caballero..." Nestore gli dava la rivista senza manco guardarlo. Bruno nascondeva il prezioso bottino sotto il cappotto e tornava alla base canticchiando: "Missione compiut" sventolandoci la rivista sotto il naso.
Questa è stata la simpatica routine del circolo degli onanisti fino ad una proverbiale e sventurata mattina d'agosto, quando entrando in edicola, Bruno si trova dietro al bancone la moglie di Nestore, la Signora Franca, figura mitica del Mandrione, una bellissima chimera desiderata da tutto il quartiere, metà edicolante e metà mignotta. Franca aveva i capelli neri con una frangia appena sopra gli occhi verdi e le cosce lunghe come la fettuccia di Terracina. Paralizzato dalla sorpresa, Bruno scopre così che il marito è crepato di congestione durante un bagno, subito dopo aver ingoiato tutta intera una parmigiana di melanzane allo stabilimento “La goletta” di Torvaianica. E tutto cambiò inesorabilmente. Primo perché la signora Franca era una donna, veniva quindi meno quel minimo di presunta solidarietà maschile dovuta al testosterone, cedendo il passo ad un imbarazzo incontenibile. Secondo perché era “Bona” e terzo, perché era una sarta e faceva i rammendi ai vestiti di mezzo Mandrione, compresi quelli della famiglia di Bruno.
Comunque, la signora Franca alzò gli occhi verdi dalla cassa, vide Bruno vestito come se fosse il venticinque Dicembre e gli disse:
- Bruno, ma che ce fai con quel cappotto addosso, non hai caldo? P
Bruno diventò color terra di Siena bruciata, lo sfilò rapidamente, glielo porse e con le mani che tremavano per l’emozione disse:
- Glielo manda mio padre, è per le toppe ai gomiti, lo indossavo per comodità.
Poi, non sapendo più che cazzo dire, comprò anche l'almanacco di paperino e tiramolla mese. La signora Franca si aggiustò le poppe con grande eleganza e con un sorriso assassino esibito come meglio non si poteva, aggiunse:
- Non siamo un po' grandicelli per tiramolla?

E Bruno infatti, diventò adulto all'improvviso. Perché sapete, non è che perdi l’innocenza la prima volta che ti viene duro, dai un bacio, ti spuntano i baffi, ti fai la barba, fai a botte con uno più grosso di te, vai a letto con quella del piano di sotto o meglio ancora con tua cugina, no, no. Smetti di essere un ragazzino la prima volta che ti senti ridicolo. E non te la scordi più, mai più.

Quella sera, tornando a casa, trovò mezzo condominio sul pianerottolo che lo fissava con aria compassionevole e la porta di casa aperta. Sua zia Marilda teneva Ada tra le braccia dicendole: “Andrà tutto bene.” Mentiva. Suo padre si era accasciato a terra mentre beveva un caffè al bar della stazione Tiburtina, poco prima di tornarsene a casa. Bruno Si consolò pensando che aveva scelto un giorno ideale per diventare adulto.

Quell’anno cambiarono molte cose, in effetti. Questa, fu la prima di molte. Bruno e Ada due anni dopo furono adottati da un famoso avvocato romano. Ma questa è un’altra storia. Comunque io adoro Pensiero stupendo di Patty Bravo. Con la B, però.

5 commenti:

  1. Il Prequel 😍😍

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  2. la mitologia di franca, metà edicolante e metà mignotta è portentosa!

    (ma sicuro che fossero ancora in bianco e nero?) o lo dici solo per l'illusione ottica delle sottostanti casacche di club ?!? ;)

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  3. amanda: The beginning!

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  4. elena: Eh, Nel 1978 la tv a colori ancora l'avevano in pochi...

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commentato addosso da