profilo sinistro
“…mi riesce bene praticamente qualsiasi cosa, tranne morire…” (tratto da “Il lamento dell’oloturia” di R. Hobbs, 1959 ed. sartie)
Voleva, al di sopra di ogni altra cosa, essere amato. Questa sensazione mai raggiunta per più di due o tre minuti per volta, gli restituiva il senso stesso della sua esistenza, la ragione. Aveva cercato un po ovunque, nel grasso di balena, tra gli ingraggi di un sestante e nella vecchia credenza in soffitta, dove teneva nascosti, pane secco e quei ritagli di giornale senza rughe e lusinghieri. Lusinghieri come certi ricordi che si faceva da se, con acqua farina e quel po di menzogna che lo aiutava a nascondersi in modo dignitoso dalla paura del buio, dal tizio sotto il letto e dal giudizio degli altri, che poi, altro non era che il suo in versione slapstick, con bucce di banana e un po di bianco e nero, che, come diceva Oliver Hardy “non guasta mai”. Questo era il suo tormento, il profilo migliore, un passo da sera. Origliava nei caffè l’amore degli altri, pensando qua e la, (ma non troppo) se fosse possibile per lui esserne all’altezza, o, come temeva da un po, da quando il vizio dell’aerosol con le nuvole rosse era diventato un ossessione portatile, semplicemente spettatore, dietro una folta barba discreta. Aveva le mani corte e tozze, da pugile, buone solo per qualche carezza ruvida. Il sorriso invece prometteva bene, come un mercoledì sera, o una fototessera. Così si prese la briga di farsi nuovamente del male, i piccoli tagli che si procurava sugli avambracci macchiavano di marmellata le maniche e riempivano di curiosità le mosche. Poi, non visto, nascondeva sotto la lingua un riflesso metallo a forma di lametta. “Eccola…” pensò, “...piccola morte, digrignami la tua gioia nel tempo di un caffè”. Lo sorseggiò dolce (come sempre) ed aspettò un poco parlando di massismi sistemi, tubi innocenti e di quello stupro di vetro nella piazza del paese. Poi, al suo sguardo complice, al respiro nelle narici, ma soprattutto al ricciolo appoggiato dietro l’orecchio rispose marchiando il territorio e voltandogli le spalle. Aprì la bocca, la lametta era ancora li, sotto la lingua.
Voleva, al di sopra di ogni altra cosa, essere amato. Questa sensazione mai raggiunta per più di due o tre minuti per volta, gli restituiva il senso stesso della sua esistenza, la ragione. Aveva cercato un po ovunque, nel grasso di balena, tra gli ingraggi di un sestante e nella vecchia credenza in soffitta, dove teneva nascosti, pane secco e quei ritagli di giornale senza rughe e lusinghieri. Lusinghieri come certi ricordi che si faceva da se, con acqua farina e quel po di menzogna che lo aiutava a nascondersi in modo dignitoso dalla paura del buio, dal tizio sotto il letto e dal giudizio degli altri, che poi, altro non era che il suo in versione slapstick, con bucce di banana e un po di bianco e nero, che, come diceva Oliver Hardy “non guasta mai”. Questo era il suo tormento, il profilo migliore, un passo da sera. Origliava nei caffè l’amore degli altri, pensando qua e la, (ma non troppo) se fosse possibile per lui esserne all’altezza, o, come temeva da un po, da quando il vizio dell’aerosol con le nuvole rosse era diventato un ossessione portatile, semplicemente spettatore, dietro una folta barba discreta. Aveva le mani corte e tozze, da pugile, buone solo per qualche carezza ruvida. Il sorriso invece prometteva bene, come un mercoledì sera, o una fototessera. Così si prese la briga di farsi nuovamente del male, i piccoli tagli che si procurava sugli avambracci macchiavano di marmellata le maniche e riempivano di curiosità le mosche. Poi, non visto, nascondeva sotto la lingua un riflesso metallo a forma di lametta. “Eccola…” pensò, “...piccola morte, digrignami la tua gioia nel tempo di un caffè”. Lo sorseggiò dolce (come sempre) ed aspettò un poco parlando di massismi sistemi, tubi innocenti e di quello stupro di vetro nella piazza del paese. Poi, al suo sguardo complice, al respiro nelle narici, ma soprattutto al ricciolo appoggiato dietro l’orecchio rispose marchiando il territorio e voltandogli le spalle. Aprì la bocca, la lametta era ancora li, sotto la lingua.
22 Comments:
acre in bocca.
;-)
Hobbs, vieni a vedere il batterista jazz stasera alla casa del cinema?????
magari la prenderai come la peggiore delle offese, per me non lo è, ma quando scrivi così mi ricordi capossela. certe volte vorrei esserne capace anch'io, ma forse è giusto così, ognuno tira fuori le cose che ha nel modo che sa.
per una volta sono d'accordo con will. acre. sulla sensazione di essere amati per non più di qualche minuto, mi piego. stamattina non mi ci voleva. mannaggiaaaaaaaaaaaaaa a teeeeeeeeeeee!!!!
abbrocca, vieqqua che te strofino npo de piumette addosso:).
I tagli sulle braccia mi ricordano qualcosa.
Anche il tuo sorriso.
Auguri mio caro H.
A.
I tagli sulle braccia mi ricordano qualcosa.
Anche il tuo sorriso.
Auguri mio caro H.
A.
senti, che ti devo dire io che non ti abbia già detto? :)
ripeto una cosa: quell'origliare l'amore altrui... è una cosa magnifica. e che spesso faccio anch'io. un baciottone piccolo hobbsino
@will:...si, il rosso deve avere quel sapore li...
@anonimo: :)!! (ma chi sei?)...
@margherita:...ma un giorno prima no eh? vediamo a che ora rientro :)...
@labrocca:...ma sei quella col guscio? ...dai allora rileggiti il post di ieri!:)))
@patrizio:...come la peggiore delle offese? mi avessi detto sandro giacobbe pure pure...
chissà che ne penserebbe vinicio...:)
@tinapika:..quante cose :)...grazie, davvero. un sorriso come un mercoledì allora :)...
@freesia:...vabbè non vale te sapevi tutto:)...
Un saluto da Citta' del Messico.
Se non ci sei mai stato ci devi venire. Chissa' quanta ispirazione potresti trarre da tutto quello che c'e' in giro qui...
A presto.
Alessandro
Origliare nel caffè l'amore degli altri....
forte eccitante odore di vita che ognuno vorrebbe per la propria anima,
infinito,prezioso aroma non sempre raggiungibile!
Un bacione
pensierovagante
@blualessandro:...mi sa che per ora mi tocca accontentarmi della tua bellissima cartolina :)...
@pensiero:...quasi mai, purtroppo:)...
@alpan:...credevo che dicessi di disegnare :)... le sensazioni ci accompagnano da quasi un ventennio (di più..) vorrà pur dire qualcosa..
ahhhh. la lama sulla lingua, questa sensazione visiva-tattile -e che altro, mi ha ucciso per trenta secondi. una morte, vera. eh.
(bellobello)
guarda questo post mi ha trasmesso una tristezza enorme. E' un complimento, ovviamente. Immagini che scatenano emozioni così intense: non è per niente facile.
@la morta:...vero :) infatti pensavo anche al sapore. sapore di ferro,salato, sottile...
@gipsyqueen:...grazie :) sono contento per quello che hai scritto, perchè è un post intenso anche per chi l'ha scritto...
prrrrrrrrrrrrr
charm
ammazza, questo qua sopra vince il premio commento dell'anno
charm
auguri eh.
charm
AUGURIIIIIIIIIIIIIIIII!!!
Ciao hobbsino mio, ti sbaciucchio tutto
la foto è bellissima.
la storia pure, per quanto tagliente.
come quel film bellissimo, la pianista.
(ma come ti vengono in mente certe cose, eh?)
@charm:...beh, anche l'ultimo non è male...:)
grazie...
@freesia:...grazie degli auguri, noto la delicatezza con cui non hai accennato al mio essere ottuagenario :)....grazie...
@flounder:...si è vero, la foto è bellissima, l'unica licenza che mi sono preso è quella direndere rosso l'ombrello. E proprio tu che sei una fonte inesauribile di idee mi chiedi questo? ovviamente io non lo so...:)
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